di Luigi Rispoli. In questi mesi diverse sono state le voci che hanno alimentato il dibattito sulle elezioni comunali di Napoli e ciononostante ritengo che tra totonomi, autocandidature e primarie si/primarie no, la politica, intesa come l’arte nobile di governare e perseguire il bene comune,
sia stata del tutto assente. In particolare il centrodestra a mio giudizio sembra non rendersi conto che con la sconfitta di Caldoro si è chiusa una fase nella quale, soprattutto la stella di Berlusconi che fu utile per determinare molte vittorie elettorali, ormai è offuscata irrimediabilmente. Il centrodestra napoletano non ha compreso che è giunto il momento di voltare pagina, che è necessario rigenerarsi. Le vecchie pratiche del passato, le furbizie e i piccoli interessi di bottega devono lasciare il passo per costruire una nuova coalizione capace di fare sintesi intorno ad un progetto politico di governo per lo sviluppo della città. La politica assume un valore alto e nobile quando riesce ad interpretare i bisogni della gente e quando garantisce la piena partecipazione dei cittadini e questo è fondamentale ancor più a Napoli dove, di fatto, la situazione attuale è rimasta pressoché identica a quella di 20 anni fa, periodo durante il quale la sinistra ha governato la città ininterrottamente sia pure con facce diverse, senza ottenere nessun risultato significativo e registrando una sequela impressionante di fallimenti. Oggi il centrodestra dovrebbe ripartire prendendo atto che qualcosa è mutato nel sentimento dei cittadini verso la politica, puntando a recuperare la capacità di ragionare su se stessa e diventando protagonista del proprio destino e non accontentarsi della situazione più comoda e meno onerosa che comunque non ci farà vincere. Una esigenza avvertita soprattutto da chi, sul territorio, si sente protagonista di una buona politica che, però, potrebbe essere travolta dall’ondata di qualunquismo e demagogia che sta alimentando anche la società napoletana che ormai non fa più distinzione tra chi è impegnato in politica e che considera tutti dei “mariuoli”. Le ragioni del 2012 che mi portarono a decidere con Giorgia Meloni che la stagione del PdL era conclusa e che occorreva ripartire da zero andando incontro ad una riscoperta dei propri valori per poter costruire un partito di destra aderente alle dinamiche della nostra società, che senza inutili nostalgie, deve essere capace di misurarsi con i problemi della nostra società e cercare di dare loro una risposta, restano tuttora valide. E’ per questo che nella attuale campagna elettorale nessuno può chiedere a Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale di accettare una marginalizzazione ubbidendo a quello che ci dicono di fare i nostri alleati o dovendo chiedere la cortesia di poter aderire a non meglio precisati progetti civici abdicando alla nostra cultura e dimenticando la nostra connotazione sociale e popolare. Oggi al centrodestra napoletano servirebbe il coraggio delle idee, capacità, talento, meritocrazia, non ignoranza, superficialità, arroganza e carrierismo esasperato; servirebbe quell’onestà intellettuale e quella dedizione all’interesse dei napoletani, unica garanzia per lo sviluppo e la crescita socio-economica di una città. Nessuna coalizione può vederci coinvolti se non si discute prioritariamente dei diritti dei lavoratori, dei problemi dell’occupazione e del diritto alla casa, di garantire piena cittadinanza alle persone disabili, della funzione sociale della proprietà pubblica, della riconquista di una dignità sociale della città, della rappresentanza sindacale in un quadro di collaborazione e partecipazione. Noi vogliamo discutere di promuovere una vera e propria campagna per la “bellezza di Napoli”, contro il degrado dei quartieri, per il recupero delle periferie, la tutela e la valorizzazione dei beni storici, architettonici e paesaggistici, la valorizzazione della risorsa mare. Lotta senza quartiere alla camorra, vogliamo dire basta ai venditori ambulanti abusivi, alle strade piene di buchi e ai servizi che non funzionano, alla prostituzione in strada. Non possiamo, insomma, rinunciare ad essere la Destra. Per noi il centrodestra a Napoli non può rassegnarsi alle sofferenze degli strati più bassi della società, non può assistere inerme alla disoccupazione di massa, deve recuperare una vera capacità di indignarsi e di impegnarsi per dare una mano a chi sta più indietro. Già da luglio avevamo proposto agli alleati la costituzione di un tavolo permanente per discutere di queste cose ed anche per scegliere insieme il metodo migliore per individuare il candidato sindaco capace di guidare la coalizione al governo della città. Per noi, lo ha ripetuto in queste settimane di continuo Giorgia Meloni, le Primarie erano e restano il modo migliore, quando non ci sono candidature condivise da tutti, per scegliere il candidato sindaco e per mantenere unita la coalizione nella consapevolezza che il nostro destino è soprattutto nelle nostre mani e non in quelle di altri. C’è per il centrodestra napoletano una occasione unica di governare la città a patto e condizione, però, che ci presentiamo al giudizio degli elettori per quello che siamo e soprattutto che non rinunciamo ad esprimere un nostro candidato e un nostro progetto politico.