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Non chiudere la finestra, c’ è aria di stelle

Creato il 19 febbraio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Non chiudere la finestra, c’ è aria di stelle. Dici. A Milano le stelle sono come i sogni, quando le vedi non te le dimentichi più. Sono nato qui con sogni di periferia, come le stelle, sapendo che ci sono, da qualche parte non a portata di mano.

Qualcuno qui ha trovato la cittadinanza, qualcuno anche della frutta buona nelle cassette abbandonate nel marcato a San Donato. Chi le lacrime. Chi una grande ruota in cui fare il criceto che gira. Chi una speranza qualunque. Aria di sogni. A volte basta.

Tocco la tua pelle, ed è come Agosto, ed è come fare colore in una partita di poker che ti stava finendo a schifìo, come trovare l’ accordo per chiudere una canzone che stavi inseguendo. Sono pochi centimetri di contatto, giornate lunghe, traffico intenso. Fermi al “può firmare qui per favore?”. Siamo fermi, ma non nella mia fantasia. Gratto svogliato un “Super sette e mezzo”, voglio sentirmi fregato anche questa volta ovviamente con la speranza di ribaltare tutto. Un frigo che aspetta nu juorno buono, un quartiere che si è preso le ferie e non ti saluta, la famiglia che ti odia come si fa con i fraintesi, gli anni più sulle spalle che sui calendari. E poi, le mie stupide manìe, come quella di non chiedere un caffè a nessuna donna, i miei sbalzi d’ umore, le passeggiate lisce sopra l’ autostima. Le mie stupide mani che non sanno tenere nulla a lungo.

Io dentro a quell’ Agosto vorrei passarci l’ anno e invece qui è come il vero Agosto, quello che passa troppo in fretta, tu firmi la ricevuta e ritiri il pacchetto. Forse è davvero quel mese che ti scotti ed è già finito. Che cuore c’ è dietro quel campanello sbiadito dalla pioggia? Perché quell’ espressione non vuole farsi sfuggire nulla? Cosa sei dietro a un bel viso? Forse tenacia, si intuisce dal portamento, come se dicessi “non ho paura di essere donna”. La pazienza, dai movimenti lenti e dalle risposte cortesi anche quando i pacchetti arrivano in ritardo. E poi? Qui s’ interrompe la strada. Vado a braccio, sei una donna tradita, mai sola e mai in compagnia. Cosa sei sotto i vestiti, con quel seno appena accennato e le ossa spigolose. Certo che ci penso, mentre i tergicristalli del furgone vibrano rumorosamente, mentre prendo a calci le foglie puntualmente impressionato dal Naviglio, mentre con la metro torno a casa dal turno, anche mentre è sempre.

 

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E poi cosa c’ è sotto la pelle? Cosa c’ è negli occhi quando li chiudi, cosa lasci sul fondino della tua vita? Cosa c´è nella gola quando anche tu alzi le mani che non ce la fai. So soltanto come firmi le ricevute con il pennino sul terminale. Non si capisce niente. Cosa c’ è dietro quel groviglio? C´hai l´amore che ti si legge in faccia anche in braille. Chissà per chi è e se smetterò di farmi domande il giorno che mi lascerai le risposte.

Non chiudere la finestra, c’ è aria di stelle. Dici. Non è che lo dici, è quello che io capisco da quegli occhi che non stanno né in cielo né in terra. E credimi, mi serve. Per restare affacciato a una qualsiasi finestra di questa esistenza. Quella che ci ruba la Tv, i cavilli, i deputati. Venite a riprenderci, a spiarci queste misere vite perché sono meglio del reality. A far vedere come mandiamo avanti ritmicamente il vero grande bluff con 800 euro al mese. Venite a vedere come stiamo, a contare i nostri preludi senza seguito, a controllarci i bollettini pagati, a cercare gli affetti che abbiamo nascosto negli album fotografici che non abbiamo il coraggio di guardare. Venite qui a guardare la gente che ha più cuore che fondotinta, ad ammettere che avete un altro titolo da darci o un modo per spegnerci la fame di giustizia.

Ritiro il giornale in Piazza Velasca, un occhio alla torre. Certe cose non le sposti proprio. Prendo il resto. E chi ti sposta a te da questo immaginario arredato con le meraviglie. Arredato come una prima casa. Una monetina al clochard della metro, una monetina alla fontana, una monetina al carrello. Una monetina per ricordarsi di avere un cuore, una per sentirsi fregati, una per andare avanti.

Io non voglio inseguire la felicità. Niente vai e prendi, quella è una cosa da film. Io la voglio volontaria, spontanea, improvvisa, come certe volte il sole è bello a Milano. Voglio che arrivi da dietro e mi spinga ovunque voglia nel vuoto davanti. E non importa se non accettano più ipoteche, se alzano i tassi dei mutui, se i parcheggi arriveranno a costare più della benzina. Se ci rubano gli specchietti a Quarto Oggiaro, se si denunciano anche solo per antipatia, se scappano con l’ incasso della giornata, se si scambiano le bustine in pieno giorno al Sempione o non ci azzeccano il meteo e le signore si bagnano le pellicce. Non importa, qui a Milano Sud, non siamo in California. Qui arrivano poche consegne, poche pubblicità, poche divise, pochi colori sui muri. Non c`è campo, niente vista mare. Però ci innamoriamo come in California.

Nell’ attimo in cui ti ho vista ho capito che la vita aveva, per la prima volta, emesso un rimborso. Una specie di felicità con orribili pantaloni beige, stavolta. Tu un mucchio di ossa unite coi puntini della Settimana Enigmistica, la forza tutta nei passi. Ci innamoriamo come ad Agosto, senza misura. La città scorre via, migra per la pausa pranzo, la gente scopre altra gente intollerante in fila alla cassa. Prolunga l’ agonia dello stress alle fermate con boccate di vero smog. Gli anziani hanno paura di uscire di casa, quelli come noi hanno paura di tornare. I manager guardano spesso l’ orologio, quelli come noi fanno in tempo a guardarlo due volte al giorno, a inizio e fine turno. Fai di tutto per startene fuori, da qualsiasi cosa. Poi un giorno ti decidi. Ennesimo pacchetto. Ti sporgi un po’ più dal portone. Lei ha un camicetta bianca e dei pantaloni a quadretti scuri, come quelli dei cuochi. Voglio solo dire qualcosa, una cosa più di “può firmare qui, per favore?”. Rivedo mentalmente le scene di roulette russa di Fight Club.    

- Cosa fai nella vita?
– Resistenza.

Dici. Per la prima ti vedo sorridere.

- Ti andrebbe di rimanere incastrati in ascensore?

No, questo non lo dice.

- Dato che abbiamo saltato l’ andata ti andrebbe di fare un ritorno insieme?

No, questo non lo dico.

Sorride timidamente, dice qualcosa, non distinguo le parole. Una specie di commiato, con la bocca asciutta, settimana prossima andrà a vivere altrove. Così mi sembra capire. Mi sento affogato e poi spiaggiato. Tornano le distanze. Non chiudere la finestra, c’ è aria di stelle. Dici. Con quegli occhi che capiscono perfettamente. Spegniamone una.

Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi. (Stephen Hawking, fisico e matematico)

 

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