Magazine Diario personale

Non ci possiamo salvare

Da Aquilanonvedente

Stamattina osservavo le persone che si stavano dirigendo verso il mercato del mio paese.

Apparentemente, la scena era la stessa di tutte le domeniche mattina: giovani, anziani, famiglie con bambini. Gente di campagna con le loro borse della spesa; ragazze abbronzate in minigonna con calzature all’ultima moda; ragazzi con l’orecchio incollato al cellulare; mamme che trascinano bambini più o meno recalcitranti. E poi le auto in fila, in cerca di parcheggio o semplicemente di passaggio.

Non ci possiamo salvare
La stessa scena di tutte le domeniche mattina, ma oggi osservavo questa umanità in modo diverso.

Non ci possiamo salvare” pensavo.

La nostra società si basa su due presupposti: i consumi sempre crescenti e il debito.

Per consumare occorre avere soldi, soprattutto per consumare cose inutili. Se non ci sono soldi, ci si indebita. Da anni ormai siamo sottoposti a un bombardamento continuo. Lo dicono i politici per primi: per uscire dalla crisi occorre fare ripartire i consumi. Non c’entra cosa e perché si consuma. Frasi come queste dovrebbero essere classificate come reati e chi le pronuncia dovrebbe andare in galera, invece ci governa.

Viviamo di consumi inutili e che non ci possiamo permettere e di debiti che non potremo mai pagare: la nostra ha smesso da tempo di essere una società industriale.

Ora qualcuno sostiene che questo meccanismo si stia inceppando. Niente di più falso: il meccanismo funziona alla perfezione. Soltanto che chi ci guadagna in questo meccanismo, vuole guadagnare ancora di più e allora la povera gente ne paga il conto. Ma attenzione, il conto da pagare è particolare. Non verranno ridotti i consumi superflui, per concentrarsi sulle cose fondamentali. No. La gente deve poter cambiare il cellulare ogni sei mesi, il guardaroba ogni anno e l’auto ogni tre anni. Se poi non avrà i soldi per farsi assistere o curare, poco importa: quando ha finito di consumare può anche andare al creatore, perché è diventata inutile.

La nostra “manovra” da 70 miliardi, ideata da un ministro dell’economia che non è un economista, ma un commercialista che insegna ai clienti come non pagare le tasse, non sarà sufficiente. Non ci salveremo, anche perché abbiamo un tasso di corruzione spaventosamente elevato che impedisce che tutti paghino le imposte e le tasse.

Io non avrò la possibilità per andarmene da qui, ma spero almeno che la piccola trovi la strada per farlo.

E al più presto possibile.

Non ci possiamo salvare


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