1. Quando Obama disse a Berlusconi la frase da noi ricordata innumerevoli volte – o non caschi o caschi in piedi – la seconda possibilità riguardava, contrariamente a quanto si potrebbe pensare restando alla più semplice delle interpretazioni, anche l’allontanamento dell’ex premier italiano dalla sua carica e il passaggio per una fase intermedia di “resettaggio” della situazione politica affermatasi per quasi vent’anni, dopo “mani pulite” e tutto ciò di cui abbiamo scritto tante volte. In tale fase, iniziata in seguito alla sua solo apparente cacciata da premier (per il bene del paese, come da lui sostenuto più volte con sprezzo del ridicolo), “el poer nano” ha ripetuto come un disco rotto che ormai non si sarebbe più dedicato alla politica attiva, ma semmai al ruolo di “padre nobile” (espressione assai impropria) del centro-destra.
Poi, pian piano, ha fatto capire che poteva ripensarci e adesso sembra uscire allo scoperto dichiarando che intende fare ancora il leader del “suo” elettorato. Quest’ultimo non lo ha abbandonato come potrebbe superficialmente pensarsi in base al crollo del Pdl nei sondaggi, è semplicemente “in attesa”; disorientato, non ancora convinto ad allontanarsi definitivamente. Più o meno si tratta di coloro (o dei loro successori) che, distrutti giudiziariamente i partiti democristiano e socialista, non diedero il voto ai nuovi beniamini di Usa (e Confindustria agnelliana) come questi avrebbero voluto, ma si rivolsero a chi fu incautamente provocato ad entrare in lizza proprio da Agnelli, sia pure tramite lo sciocco Occhetto con la sua “gioiosa macchina da guerra”.
Non si faccia però l’errore di credere che ormai tutti i giochi siano chiari e definiti. Si è soltanto meglio evidenziata la portata del “tradimento” berlusconiano rispetto alla politica portata avanti tra il 2003 (incontro in Sardegna nell’agosto con Putin, di ritorno dalla Libia e Algeria) e il 2009, quando vi fu il viaggio del cavaliere in Russia, accompagnato se non ricordo male da un solo individuo, per un “consulto straordinario” con il leader russo, di cui è difficile capire il reale significato: richiesta d’aiuto (visto che era ormai lampante come il “nano” non controllasse gli apparati dello Stato dediti alla “Sicurezza”) oppure disfacimento, o quanto meno congelamento, dell’alleanza o altro intrallazzo di cui ancora non sappiamo nulla? In ogni caso, da allora l’italiano ha via via accentuato il suo voltafaccia, “tradendo” infine anche Gheddafi dopo un importante invito (e trionfale ricevimento) a Roma; e, anche in quell’occasione, cosa si saranno veramente detti? Credo che Berlusconi gli abbia trasmesso un qualche messaggio di Obama; l’altro non lo ha inteso o probabilmente non poteva più intenderlo.
E’ seguita tutta la manfrina successiva al 14 dicembre 2010, con apparente malcontento dell’allora premier per il comportamento di Napolitano, per i tradimenti di Fini, per le svolte in nord Africa, ma soprattutto in Libia dove egli ha avallato di fatto – sia pure facendo la bocca storta e fingendo di dover cedere alla realpolitik condotta in prima persona da due squallidi personaggi quali Frattini e La Russa – il selvaggio e ultrainfamante massacro del “vecchio amico” e di un intero paese, con cui si era scusato ufficialmente per le imprese coloniali italiane di un secolo fa e di quella fascista. Infine, durante l’estate 2011 – e sono convinto che Berlusconi fu tra i registi nascosti, in pieno accordo con coloro alle cui “pressioni” fingeva di voler resistere – furono presi gli accordi per il governo Monti con mediazione anche di importanti pezzi della Chiesa (al forum dei lavoratori cattolici a Todi, ecc.), quelli apparentemente risultati vincenti nel recente sconquasso vaticano, ma la cui vittoria sembra al momento messa tra parentesi o divenuta assai silenziosa (si è esercitata già a sufficienza l’azione ricattatoria o si è sotto possibile ricatto e riscossa, parziale, degli “altri”?).
Monti doveva fare quello che ha fatto e che ancora, io credo, dovrà fare per un non definito (nella sua lunghezza) periodo futuro. Sembrava che lo scopo fosse condurre nella “palta” Berlusconi, ancora inseguito da code giudiziarie. Adesso viene in evidenza un diverso disegno: farlo tornare, far rientrare nei ranghi l’elettorato deluso e pian piano rincuorato, una volta provato che quest’ultimo non si è spostato di campo, è semplicemente furioso e pieno di rancore per l’atteggiamento che i maggiorenti del Pdl stanno tenendo verso Monti. Sarà facile convincere la “ggente” berlusconiana del tradimento di alcuni suoi “fedeli” – con abbandono degli stessi al “lavacro riparatore” – e della sotterranea, e perciò ancor più meritoria, fedeltà di altri che verranno issati sugli spalti. Nel frattempo, un’era sarà chiusa, l’Italia si consegnerà, senza nemmeno piccole “increspature”, ai progetti americani in Europa e area mediterranea (e vicino oriente).
2. Non credo, tuttavia, che sia già stato irrevocabilmente deciso il ritorno del “vigliaccone”. Sospetto che non vi sia nulla più che un disegno con alcune possibili direttrici di sviluppo e uscita. L’importante per gli Usa è tenere in mano la barra e approfittare pure della crisi iniziata nel 2008; non consapevolmente decisa da qualcuno, dovuta invece alla progressiva eclissi del centro relativamente regolatore costituito dal sistema economico statunitense e dagli organi preposti al suo controllo e orientamento politico. Interessante la strategia seguita da tale paese in Asia – più precisamente: nell’area del Pacifico! – come messo in luce nell’articolo di Campa. Tuttavia, è divenuta essenziale l’area europea e africo-medio-orientale con annessi e connessi, cui è funzionale il progetto di rinvigorimento della Nato e del suo ruolo aggressivo, ovviamente da riformulare dopo la caduta del “nemico storico” nel 1991.
In quest’area del globo, ci si sta servendo, per ora sembra con successo, di sicari così com’è accaduto per aggredire la Libia. Si è di fatto preso in giro Sarkozy, che ha effettivamente creduto di divenire la principale “spalla” di Obama. E’ stato ampiamente utilizzato, spremuto e alla fine non si è fatto nulla per impedire la sua cocente sconfitta; anche perché Hollande promette di essere un servo meno “testone” e dunque più efficace. La “sinistra”, nei principali paesi europei, è la migliore alleata degli Stati Uniti, pur se seguita a ruota dalla finta “destra” tipo quella italiana o greca, ecc. Per un momento, si è creduto che gli interessi francesi sarebbero dilagati in Libia (per “merito” della vile funzione espletata di sicario omicida) e ne avrebbe fatto le spese proprio il nostro paese. La situazione è oggi più complessa. L’Italia ha soprattutto preso una “bella botta” nei suoi rapporti privilegiati con la Libia e, di rimessa, pure in quelli che aveva con la Russia. Tuttavia, ciò è servito principalmente a ridimensionare l’Eni e altre aziende strategiche di quel tipo, ma alla fine si sono concesse agli italiani alcune “prebende da buoni servigi”.
Il risultato complessivo delle operazioni è in realtà la perdita di autonomia delle nostre aziende “non cotoniere”, il loro ridimensionamento ottenuto tenendole sotto continuo scacco con il pericolo di possibili vendite o comunque di controlli altrui. Soprattutto, si è riusciti a mettere i vari paesi europei in sofferenza, anche tramite accentuazione della crisi che affligge l’intero mondo, perfino i sistemi ancora in crescita. I paesi del nostro continente sono in polemica fra loro, stabilendo tuttavia momentanee, e variabili, alleanze fra alcuni per muoversi contro altri. Adesso è, ad es., presa di punta la Germania, contro cui si è messo in moto in questi giorni pure il nuovo “fedele” servo amerikano (Berlusca). Non perché la Merkel sia particolarmente autonomista; è però indispensabile bloccare, perfino prima che se ne manifestino i possibili segni, ogni minimo “vagito” in direzione “est”. E non sto parlando soltanto dell’obiettivo principale – rappresentato dalla Russia, da isolare per ricondurla ad ambigue trattative e pseudo-accordi che la indeboliscano – ma degli stessi paesi europei orientali (fu “socialisti”). Non ci si scordi mai che l’aggressione Usa alla Serbia (1999) – utilizzando anche in quell’occasione il governo italiano – era fra l’altro servita a bloccare una certa espansione economica e d’influenza tedesca verso Slovenia, Croazia, ecc., favorendo l’installazione di una grande base militare statunitense nella zona, assai utile per il controllo dell’area.
Proprio per questo, ci si deve opporre alla campagna antitedesca odierna, senza alcun atteggiamento di eccessiva condiscendenza nei confronti della Germania, ma solo perché è la spia del ben più coinvolgente servilismo nei confronti del paese d’oltreatlantico. La “seconda repubblica” – in realtà mai nata veramente, solo un coacervo di politicanti maneggioni, che si sono accapigliati senza una sola idea veramente appartenente all’ordine della politica – è comunque trapassata. Si stanno ridefinendo gli equilibri nel nostro paese, ma solo in funzione della strategia americana in quest’area. Si cerca quindi il massimo dello scompiglio sociale, l’incanalamento del furore della gente verso la sedicente Casta – se questo fosse il nostro maggiore nemico e pericolo, saremmo “a cavallo” – aiutati da populisti alla Grillo, non so se ignari (e allora deficienti e/o irresponsabili) o conniventi e aspiranti a occupare il ruolo di “nuovi” (e più utili) scherani degli Usa nel cambiamento d’epoca ormai in svolgimento irreversibile.
Irreversibile pure se tornasse “el poer nano”, il quale ha solo irritato la “sua gente”, non l’ha definitivamente persa. Adesso si ricomincia, non a caso, con la solfa del ritorno allo “spirito del ‘94”, quello scioccamente liberale (soprattutto liberista, di piena svendita dei nostri interessi), assunto allora per mettersi in concorrenza con le operazioni dei principali subdominanti (i “cotonieri” confindustriali) guidati da Agnelli in funzione piattamente filo-Usa (appunto come i cotonieri del sud degli Usa erano, per loro interesse, utili all’Inghilterra prima di essere battuti nel 1861-65). Berlusconi non sconfisse in senso proprio i confindustriali; con abile mossa da piazzista, si prese l’elettorato Dc e Psi e mise in scacco a lungo i “cotonieri”, ma sempre volendo prenderne il posto nel cuore degli Usa.
Data la pervicacia antiberlusconiana dei cialtroni di sinistra e degli ancora più squallidi confindustriali e finanzieri italiani, il cavaliere è stato a lungo costretto a seguire una politica di parziale appoggio ad alcuni settori economici strategici o comunque “non cotonieri”, sfociata in una minima incisività autonomista – grazie al pur debole asse con Russia e Libia – tra il 2003 e il 2009. Cambiata la strategia americana, ricevuti gli “opportuni consigli” (da non rifiutare pena gravi sanzioni) da parte del nuovo presidente Usa (cui trasmise pubblicamente, ma “in codice”, la sua accettazione con quella pantomina culminata nella frase riportata all’inizio), il “nostro” ha azzerato (il reset appunto) tutto il passato. La sua ripresa dello “spirito liberale” significa abbandono totale di quei settori manageriali – forse (solo forse) ancora timidamente autonomisti nelle aziende rimaste sotto controllo “pubblico”, sempre più labile – e schieramento con i “cotonieri”. Che costoro lo accettino o continuino nel loro sprezzante rifiuto, non ha più importanza; o direttamente, come premier (o addirittura sul Colle) o semplicemente come “padre nobile”, si deve accettare che la stabilità (filo-americana) in Italia – non volendo scatenare pericolosi colpi di Stato e preferendo di gran lunga gonfiarsi il petto con l’ignobile farsa della “democrazia del voto” – passerà in buona parte ancora per Berlusconi.
Dobbiamo quindi stare molto attenti, perché ci sono mille fregature dietro l’angolo. In politica, è normale che ciò che appare non sia ciò che è reale, e viceversa. Tuttavia, lo iato tra realtà e apparenza è attualmente al diapason; detto volgarmente, ci stanno quotidianamente prendendo per i fondelli e ci conducono tutto intorno ai problemi veramente essenziali senza mai farceli vedere. Non sarà facile uscirne con le ossa intatte; svarioni cospicui sono sempre in agguato. Cercheremo di fare attenzione. Però, per favore, tutti – collaboratori, lettori, commentatori – facciano attenzione. Questo blog è nato per effettuare il tentativo di disvelare – nei limiti di un sapere fondato su meri indizi, e senza d’altra parte essere Sherlock Holmes che da questi traeva deduzioni “matematiche” del tutto improbabili nell’ambito di un simile sapere – quanto si sta svolgendo dietro le quinte mentre, sul palcoscenico, i guitti e i figuranti stanno recitando tutt’altra scena.