Il personaggio chiave del libro è un uomo di quarantanni che attraverso il più noto e potente social network del mondo ovvero facebook, si imbatte in una sua vecchia conoscenza (ora donna bella e seducente) Ylenia, che, all'epoca in cui erano bambini, era stato il suo primo amore. Le "chiede l'amicizia" ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a incontrarsi di nuovo dopo tanti anni. Il racconto segue una serie di accattivanti sviluppi che si concretizzano in un rapporto che improvvisamente nasce davvero, ma che non è esente da altalenanti sensi di colpa e una buona dose di mistero. Il protagonista si trova a vivere in precario equilibrio tra la sua compagna, Luna, e Ylenia, la bellissima e misteriosa donna che però gli nasconde qualcosa. “Non credevo di trovarti su facebook" analizza in maniea brillante la trasformazione delle grammatiche e delle relazioni ai tempi di oggi
Stefano Pietri è nato e vive a Roma. Lavora in un'azienda di telecomunicazioni. Prima e dopo, scrive. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Uozzamericanboys” nel 2007 con Edizioni Tracce.
“Non credevo di trovarti su facebook” è la storia di un quarantenne che attraverso il social network ritrova una giovane donna che, all'epoca in cui erano bambini, era stata la “sua prima fidanzatina”. Le “chiede l'amicizia” ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a rivedersi dopo tanti anni. Il racconto si sviluppa sul rapporto che, quasi inaspettatamente, nasce davvero e si sviluppa in un'altalena di emozioni, sensi di colpa e mistero. Il recupero di un frammento importante del passato, ricollocato nel presente, porta il protagonista a vivere un'ambivalenza di azioni e sentimenti in bilico tra la sua personalità effettiva e quella che egli ritiene più utile mettere in campo per precedere le attese di lei. Un romanzo, quello di Stefano Pietri, che ha il marchio della modernità e che sa celare nell'impianto narrativo un'acuta riflessione sulla trasformazione ineluttabile non solo dei linguaggi ma dei comportamenti sociali indotti dalla diffusione sempre più ampia di specchi virtuali come facebook, fatti di ritocchi continui alla rappresentazione di sé stessi.
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