Magazine Diario personale
Non credo che ci fosse speranza il giorno in cui s’incontrarono. C’era la voglia di esplorarsi, di saggiare l’uno l’essenza dell’altro, di scoprirsi, anche fisicamente. C’era soprattutto la gioia, una gioia limpida, pura, eccitante, a escludere il mondo circostante ridotto a poco più di una quinta. Nessuna previsione sulla forma che essi avrebbero dato a quell’incontro, su quale piega avrebbe assunto né dove li avrebbe condotti. Si afferrarono, di slancio, con la spavalderia impetuosa e ribelle che appartiene agli adolescenti. Le emozioni puntavano oltre, verso un ideale fino a quel momento indeterminato che improvvisamente diventava sguardo, fuoco, sudore. Amore? Non stiamo a sottilizzare, a etichettare uno stato indefinibile e irriducibile per natura. Diciamo di sì, ma soltanto per comodità espressiva, sebbene entrambi nominassero poco quell’insieme soffuso di sensazioni, come se avessero paura che, definendolo con più precisione, potesse abbandonarli. Ciò che vissero, amore o qualsiasi altra cosa, lo vissero sino in fondo e senza paura, sapendo perfettamente che ne valeva la pena e che, dopo, nulla sarebbe stato come prima. Nel bene e nel male. Quando si sperimentano i confini di sé e si arriva a percepire passioni così sconvolgenti, ci si ritrova infine diversi, cambiati. Magari provati, senz’altro fiato, ma comunque grati alla vita per aver concesso un’esperienza intima che a pochi tocca di provare. Anche se poi non restano che tracce confuse, incise disordinatamente sulla carne e nell’anima. Perché si sa come vanno le vicende umane: la realtà si richiude sopra i sogni e l’impossibile, che costituiva in partenza un limite da spezzare, diventa una barriera insormontabile. Perché si sa quanto fragili sono le attrazioni di pancia, quanto scarsa consistenza hanno le seduzioni del cuore se non sono sostenute dalla determinazione della testa che conferisce ai desideri la struttura solida dei propositi. Per questo dico che non c’era speranza il giorno in cui s’incontrarono. Perché la speranza è un’attesa fiduciosa e la fiducia un’aspirazione virtuosa, ma se la speranza resta solo aspirazione finisce per confondersi con i vapori che si dileguano sul far del mattino.