Evviva, le emozioni sono di moda. Addirittura la filosofia ha iniziato a occuparsene. Basta con la razionalità. Via ai sentimenti.
Il settimanale tedesco Die Zeit dedica alcune pagine alla riscoperta dei sentimenti, con interventi di filosofi, storici e sociologi. Ci delucida la storica Ute Frevert: “I sentimenti sono l’ultimo continente oscuro, che dobbiamo ancora scoprire.”
Ricerca e neologismi dei sentimenti
In realtà, la filosofia si inserisce in un attitudine che è della nostra epoca. Delle emozioni se ne occupano le scienze e se ne occupa il marketing, che le studia addirittura da un punto neurologico i cui intenti sono chiaramente manipolatori. D’altra parte Kevin Roberts, CEO di Saatchi&Saatch, ha ideato già anni fa il suo concetto di Lovemark che poco ha a che fare con la ragione. Apparentemente poco, in realtà.
Il consumatore, spiega ancora su Die Zeit la sociologa Eva Illouz, oggi è prima di tutto un “soggetto che sente” e il consumo oggi addirittura inventa sentimenti nuovi per vendere di più.
Anche il management diventa emozionale e si presenta con neologismi come wellnes management e benessere interno lordo (Alvarez, R., & Miroddi, E., 2012. Benessere in azienda. L’Impresa , 40-44.)
Eventi: habitat naturale dei sentimenti
Tutti oggi fanno eventi e le aziende hanno capito bene che attrarre a sè i clienti con l’esperienza diretta è straordinariamente efficace, perché le emozioni si ricordano e rimangono impresse nella memoria. Si prevede infatti che nonostante la crisi, nel 2013 gli eventi aziendali cresceranno.
I sentimenti delle persone sono, insomma, una cosa seria. Ma questo già lo sappiamo. Anzi, talvolta mi pare che tutto questo voler emozionare e volersi emozionare rischia di condurre ad abusi anche di emozioni…
Il sentimento si pone al centro. E in tutto questo c’è un rischio. Se diveniamo estremisti antirazionalisti il risultato sarà disastroso.
E proprio la filosofia ci può aiutare a non cadere nella trappola.
Martin Hartmann, professore di filosofia a Lucerna ci dice alcune cose importanti:
- I sentimenti hanno molto potere.
- I sentimenti, però sono confusi, poco chiari, ambivalenti .
- I sentimenti delle persone possono essere positivi o negativi. Cercare di decidere se essi siano giusti o sbagliati non porta da nessuna parte. Dire che i sentimenti negativi sono sbagliati è un affermazione molto pericolosa.
In pratica?
Cito ancora la dottoressa Illouz: “Abbiamo biosgno dei sentimenti per agire razionalmente“.
Qui credo ci sia la sintesi per un buon management e per un buon evento.
I decaloghi in questo caso sono banali e riduttivi, visto che parliamo di qualcosa di non afferrabile.
Ma mi permetto lo stesso di banalizzare con alcune conclusioni pratiche:
- La moda del dover permettere a tutti di esprimere i propri sentimenti, lasciandosi emozionare rischia di essere falsa. Il sentimento è, per quanto confuso, qualcosa di reale e autentico. Va ascoltato, capito, aiutato ad espimersi, ma non falsificato, non venduto come una sorta di temporary shop delle emozioni. Per farlo ci vuole una struttura razionale, un management razionale, un piano di servizi al pubblico razionale.
- Un’analisi fatta alcuni anni fa in Val Gardena per la Coppa del Mondo di Sci ha rilevato che il risultato di gara non influisce sui sentimenti delle persone. La delusione per una mancata vittoria è facilmente compensata da un evento organizzato nel rispetto dei bisogni e della aspettative degli spettatori. Si ricordano più facilmente il sentimento di ribrezzo davanti a un bagno sporco o la rabbia per un box office inefficiente.
- Il sentimento positivo di un collaboratore o di uno spettatore è certamente un successo. Il sentimento negativo è invece un indicatore d’allarme. È attraverso questo tipo di emozionalità che si può migliorare, perché il dolore o il disagio che nasconde ci aiuta a cambiare. Se si percepiscono sentimenti di rancore, di frustrazione, di invidie dentro il mondo dei collaboratori, soprattutto poi quando si tratta di volontari, ascoltare è fondamentale.
- Il sentimento, infine, non può essere imposto come l’orario di pranzo. La pubblicità di uno sponsor famoso che invitava tutti, anche i forzuti e muscolosi atleti ad essere teneri, mi è parsa divertente, ma in fondo anche una forzatura. I sentimenti “buoni” vanno aiutati a venire alla luce, non possono essere ordinati a tavolino.
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