Magazine Diario personale
Oggi ero fuori per lavoro. Torno a riprendermi la macchina verso le 8-8 e mezza e c'è un camion di provenienza Est Europa parcheggiato sul piazzale.Mentre saluto il collega con cui sono tornata, scende il camionista, un ragazzo giovane che si stava scaldando qualcosa su un fornello, lì sulla statale. Educatamente, ci chiede se può prepararsi lì per la notte, che deve scaricare la mattina dopo alle 8 e poi ripartire.
Mentre arrivavamo pensavo che non vedevo l'ora di tornare a casa, farmi una doccia, scherzare con PdC e farmi la carbonara che ero in piedi dall'alba e morivo di fame. Penso alle riunioni nelle sale confortevoli, penso al caffè scherzando coi colleghi, penso ai dieci minuti che mi faccio per arrivare in ufficio.
E' tutta la sera che penso a quel ragazzo biondo e gentile, con la targa col nome sul cristallo, un nome che finisce in -adek che non ho memorizzato.Penso che ha mangiato lì sul ciglio della strada scaldandosi qualcosa sul fornello e che dorme lì sul camion in attesa di domattina per ripartire.
E mi chiedo se davvero ci meritiamo di più o siamo solo stati fortunati a nascere e crescere qui. La seconda sicuramente.