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Non dimentichiamo "MO"....il citizen journalist libico di "Libya al-HurraTV "

Creato il 20 marzo 2011 da Marianna06

Chi era "MO"?

E' il giornalista libico Mohhamad Nabbous, ucciso ieri, 19 marzo, a Bengasi , dagli sgherri di Gheddafi. O comunque da uomini che non vogliono una Libia libera e democratica.

La notizia è rimbalzata in Italia addirittura da Londra.

"MO", come lo chiamavano gli amici e quanti condividevano i suoi ideali di giustizia e libertà, aveva attivato una stazione televisiva indipendente su internet dal  nome  "LIBYA AL- HURRA TV", per far conoscere in diretta al mondo la verità vera dei fatti di Libia.

Era un tv non- stop realizzata a Bengasi, roccaforte dei rivoluzionari, con i modesti mezzi che possiamo immaginare.

Ma funzionava.

E questo non piaceva ovviammente.

Le immagini che trasmetteva Nabbous erano di un crudo realismo, che non lasciavano dubbi alla carneficina messa in piedi dal "rais" contro la sua stessa gente per difendere il suo tirannico "potere" e quello dei suoi sostenitori ad ogni costo.

E non si sbagliava mai, il nostro amico, nello smascherare le "finte" di Gheddafi come le sue dichiarazioni false e crudeli sull'ultimo cessate il fuoco.

"MO" è morto dopo una conversazione telefonica ricevuta, pare,da una fonte non identificata.

E' stato fulminato da un proiettile che lo ha colpito alla testa, sparato da cecchini.

Così lo ha trovato sua moglie.

E, Perdita, sua moglie, una giovane donna in attesa di un bimbo, per quanto sconvolta dal dolore, ha tenuto a far sapere a chi le chiedeva  che il lavoro di Mohammad Nabbous deve continuare.

"Ognuno faccia tutto il possibile per questa causa"-ha detto piangendo.

"Fate in modo che Mohammed non sia morto inutilmente"- ha soggiunto.

Sta a noi raccogliere seriamente questo messaggio, che poi era quello di "MO",  e andare avanti anche quando, ci si augura, le operazioni di guerra siano cessate.

La guerra è la cosa più brutta che ci sia. E che non dovrebbe mai verificarsi.  Ma , in certe circostanze, essa appare l'unico elemento risolutore di un dramma.

Quella della democrazia, in quei contesti, qualcosa di complesso ma non mpossibile.

Parlare di "scudi umani" per la "propria" difesa ci dà l'esatta misura della ferocia inaudita di un dittatore sanguinario, una belva umana,che pur agonizzante, non demorde.

E torna alla memoria, in queste ore, la celebre frase: "Il sonno della ragione genera mostri".

E il "mostro" in questo caso non è solo il colonnello Gheddafi ma tutti coloro che, in un modo o nell'altro, palesemente o meno, ieri e  l'altro ieri, e quasi sempre per "interesse", gli hanno tenuto bordone.

Cerchiamo di non dimenticarlo.

Siamo tutti responsabili.

Troppo semplice sarebbe il  "lavarcene le mani".

Il mondo, nel vicino e nel lontano, sapeva e sa e  se ne stava a guardare.

A tratti, semmai, ha reso spudoratamente anche gli omaggi al "rais" libico.

E adesso?

 Adesso viene presentato il conto.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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