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Non dirò mai più la verità

Creato il 08 dicembre 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Non dirò mai più la verità

Nel mio piccolo mondo antico godo di una certa fama.

Cioè io sono l’anti casalinga per eccellenza, l’opposto della massaia, l’antinomia della donna di casa.

Il sacro focolare domestico sta a me come la matematica pura sta ad un imbecille, come la fede religiosa sta ad un ateo.

Ho chi lava, chi stira, chi  fa le pulizie di casa.

Ma, ahimè, può capitare che qualcuna delle persone che ti girano attorno sia momentaneamente impossibilitata a svolgere le sue naturali funzioni.

Ed ecco che sommersa da camice, abiti, lenzuola e tutta la tovaglieria di genere ho deciso di fare una lavatrice.

L’atavico elettrodomestico ha subito un tale shock, dal quale non si è ancora ripresa (sta ancora perdendo acqua nonostante l’intervento di un paio di tecnici), che gli ha fatto dire: “ma come? perchè dopo tanti anni di ozio mi devo rimettere a lavorare? non son più capace, non rammento più come si fa!” (perchè dovete sapere che non solo non lavo e non stiro, ma chi lo fa per me non lo fa a casa mia, ma nella sua propria abitazione).

Comunque, la povera lavatrice si è rassegnata, si è piegata al mio brutale ed imperioso volere, ha rispolverato la memoria ed ha lavato ed asciugato.

Una volta terminata questa faticosa operazione si è posto il problema di stirare la montagna di roba lavata.

Armata di santa pazienza, ho recuperato l’asse ed il ferro da stiro (ed ho dovuto fare immane sforzo mnemonico per ricordarmi dove li avevo riposti) e mi son data da fare.

Ma ho commesso un errore.

In alcune telefonate ho comunicato a parenti ed amici ciò che stavo facendo.

E in quel attimo si è creato un momento di vuoto cosmico in cui si è sovvertito l’intero pensare.

Il passaparola si è verificato alla velocità del fulmine e, alla velocità del fulmine, si è prodotta la reazione dell’incredulità.

C’è stato chi ha dovuto farselo ripetere due o tre volte, pensando che stessi menando per il naso, c’è stato chi mi ha sussurrato, con voce incrinata dalla commozione, “allora anche tu sei come noi”; chi, con moto d’angoscia, mi ha confessato di non avere più, giunti a questo punto, certezze nella vita; chi arrabbiata ha urlato al crollo del mito; e c’è stato chi, alle dieci di sera, si è fiondato a casa mia per verificare di persona ciò che stava accaddendo.

Per un attimo ho temuto che lo comunicassero anche al telegiornale, per lo meno quello regionale, o sulla prima pagina del Resto del Carlino Bologna, e che Wall Street avrebbe subito un crollo peggiore di quello del ’29 ed è cosa che non avrei potuto sopportare in questo momento di crisi nera.

Ho, inoltre, compreso come si formano le leggende metropolitane, perchè, attenzione, io non ho mai detto di non saper lavare, stirare, pulire e far da mangiare; anzi sono bravissima a fare queste cose, semplicemente non le ho mai più fatte da che ho preso marito; ma tutti han sempre creduto che, per il sol fatto di non farle, non ne fossi capace.

Insomma avevo applicato l’antico detto, di materno insegnamento, impara l’arte e mettila da parte; solo che io l’avevo messa molto, ma molto, da parte.



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