Smettiamo di parlarne! Smettiamo di portare in primo piano ciò che ci sdegna.
Non c’è logica se esprimiamo dissenso per una serie di argomenti, persone, fatti e poi ce li rigiriamo in prima fila, ovunque.
Notizie che fanno scandalo, immagini di violenza su donne, bambini, animali, maltrattamenti di ogni genere, foto e fatti scandalistici, notizie di cronaca, corruzione e politica sporca.
Lo sappiamo: viviamo in uno dei periodi peggiori che il nostro Paese abbia mai conosciuto. Siamo vittime di una vita senza valori, senza certezze, senza morale e ne viviamo le conseguenze in modo indecente.
E combattiamo ciò di cui, poi, non sappiamo fare a meno: lo scandalo.
Ne siamo, apparentemente sconcertati, ma poi ne parliamo e ne riparliamo, ‘postiamo’ foto ed articoli letti e riciclati, sbattiamo davanti agli occhi dei nostri stessi figli, su FB, notizie di cui diciamo di vergognarci, e questo, non per metterle in rilievo come fossero rivelazioni, dato che il mondo intero ne parla, ma per divenire, noi stessi portavoce di news da prima pagina, ed essere protagonisti di un ‘mi piace’ da seguire commento dopo commento.
Basta! Parlarne vuol dire, nel bene e nel male far vivere quel mondo, dargli voce, luce, visibilità. Creare l’espediente di un riflettore in più, di un’eco maggiore.
Facciamo altro! Usiamo l’antidoto del giusto, delle emozioni da risvegliare, delle notizie che stupiscono, che fanno spalancare gli occhi di meraviglia. Usiamo la musica, per chiudere le orecchie a rimbombi fastidiosi, pubblichiamo stralci di vita che abbia il senso del futuro, della costruzione di un domani, ricordiamo gli esempi che hanno fondato le nostre coscienze, che hanno formato le nostre intelligenze, che ci hanno insegnato a difenderci e difendere il buono, in noi ed intorno a noi.
Non è utopia, non è teoria. E’ ciò che bisognerebbe fare e farlo diventare concretezza, base di partenza. Le prime pagine sono già fin troppo stravolte da violenze di ogni tipo, in ogni direzione, su chiunque, di corruzione come pane quotidiano, di vergogne infinite. Diamo, invece, a chi ci legge, anche solo su un social network, la possibilità di vedere ‘oltre’, di leggere ‘altro’, di sentire che c’è ancora ossigeno e respiro, che possiamo ancora farcela. Non asfissiamo i nostri cervelli con foto o notizie di cui non se ne può più, non cerchiamo rifugio in un telefonino da settecento euro che ci faccia sentire appagati di ciò che ci manca! Facciamo comprendere ai nostri figli che c’è un punto da cui ripartire e molto, ancora, da difendere, per cui combattere e in cui credere, e non bisogna cercarlo tra le caste dei corrotti, tra le poltrone dei palazzi del potere, nelle strade all’uscita dalle discoteche, nel brodo dei cattivi esempi di chi ci ‘guida’ e poi lamentarci del fatto che non ci sia: questo lo sappiamo da tempo. L’antidoto è in ciascuno di noi. Occorre seminare quella goccia di pensiero per farne germogliare altri, occorre unire piccole sillabe per far nascere nuove parole, bisogna rompere gli steccati e cadere per sentire il bisogno, l’urgenza di curare le ferite, i lividi che noi stessi ci siamo procurati nella nostra battaglia. Ferite il cui risarcimento non si chiede a nessuno se non alla nostra stessa vittoria.
Non è fantasia, è storia. La solita, cara, vecchia storia che ci ha dato in dono il nostro, vacillante, presente.
Nell’esempio di tutti i tempi, chi ha fatto del male è stato punito, smascherato e poi sconfitto dal giusto.
E noi? Siamo davvero così stupidi da continuare a sentirci forti nell’ affacciarci ad un pulpito scontato e sovrappopolato, invece di scendere, anche in pochissimi, ed iniziare a far scaldare le menti?