(…) come nella Tua prima lettera, in ognuna che ne è seguita ammiro la Tua capacità così rigorosa di cercare e trovare, il Tuo incessante cammino verso ciò che intendi dire e, sempre, il Tuo aver ragione. Tu hai sempre ragione Marina (non è cosa rara per una donna?) questo tuo essere dalla parte della ragione, nel senso più autentico ed equanime; questo tuo essere nel giusto non per qualche scopo, e nemmeno per un qualsivoglia motivo, ma in modo assolutamente schietto, a partire dal tutto, dalla completezza, e per questo hai ragione all’infinito. Ogni volta che Ti scrivo vorrei scrivere come Te. Dire me alla maniera Tua, con i tuoi modi imperturbabili eppure così sensibili. La tua maniera di esprimerTi, Marina, è l’immagine riflessa di una stella sull’acqua e dall’acqua turbata, dalla vita dell’acqua, dalla sua fluida notte, ininterrotta, cancellata e di nuovo accolta, e poi di nuovo giù nei flutti, come avvezza ormai a quel mondo di specchi, e a ogni suo dileguarsi – eccola di nuovo più giù nei loro abissi! (Tu, grande stella!) (…)
28 luglio 1926 Marina Cvetaeva Rainer Maria Rilke, Lettere, SE, 2010 Milano, p. 48