Non è parola che possa dire l’orrore o la bellezza
e noi bastian contrari
catalogatori
ad ordinare inventariare
enumerare innumerevoli frammenti d’universo
illusi demiurghi del nostro fato.
Non è parola da cercare in Dio
se non la si trova prima
nei solchi della terra
nell’impeto dell’acqua
nel suo ristagno placido
nella bocca di una donna
nei suoi occhi illuminati da punti di domanda.
Straziante straniamento
non ha parola né casa nè capitolo
di voce se verità è sottoposta al cieco
arbitrio della ragione
dell’utile superfluo
dell’indicibile incarcerato dal detto.