Magazine Ecologia e Ambiente

Non è tutto in discesa, ma chiedimi se sono felice

Creato il 03 marzo 2011 da Greenkika
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extra: in giro per Milano, Piazza del Duomo - kika testa(g)rossa

Pur non acquistando nulla di nuovo da due mesi (abiti, make-up, tecnologia), ogni giorno mi ritrovo il tavolo della cucina sommerso di scatolette, opuscoli e flier, sacchetti e confezioni da scartare.

Questo in parte perché spesso ricevo regalini da Mama (come il mio nuovissimo rasoio con la lametta intercambiabile) o le 15 (sì, 15) MeLuna che ho ricevuto come “campioni da provare” e che sto barattando con altrettante amiche, o perché piccole distrazioni mi portano ancora ad allungare la mano verso un volantino o accettare un pacchetto regalo dal negoziante dal bel sorriso con cui ho flirtato un attimo prima. ;-)

Insomma, pensare di aver indossato un manto di virtù, e che questo basti, è sbagliato. Coinvolta in questo progetto ci sono anche io, Claudia, fatta di vanità ed egoismo, di ignoranza e consapevolezza, disattenzioni e spensieratezza, dubbi e certezze.

Perciò, come già avevo scritto in precedenza, questo è un lavoro di cesello che coinvolge non solo le mie azioni meccaniche, come fossi solo l’ingranaggio di un grande sistema, ma anche la mia coscienza e volontà, la mia vita interiore e quella sociale.
Anche Colin Beavan la faceva facile, prima di scontrarsi con il dispiacere di sua madre, quando ha dovuto rinunciare a prendere un aereo per andare a farle visita. O la mia amica Vanessa Farquharson (Dormire nudi è verde – Sonzogno), che ha attuato un cambiamento al giorno per 366 giorni (un anno bisestile, sventura sua), ha spento il frigorifero per un anno ma non ha saputo rinunciare totalmente alla carne.

Il senso dei valori e della coscienza cambia, ma trascina con sé anche chi ci circonda, caro Colin, cara Vanessa, cara Claudia.
Questo, sia in negativo, sia in positivo. E chiunque intraprenda un percorso del genere, lo scopre presto.
Perché se da una parte provo un moto di orgoglio a sentirmi dire da un collega che son due mesi che non mangia carne (ed è proprio a me che lo dice, è anche grazie a me che ha compiuto questo passo), dall’altra rinunciare a un passaggio a casa in macchina a muso duro, in nome dell’ecologia o dell’indipendenza, o non uscire per una bevuta con gli amici, mi fa apparire spesso inutilmente ruvida e poco tollera-nte/bile.

Così, ecco che scopro che la strada verso la felicità non è tutta in discesa. E che spesso bisogna mettere sulla bilancia le relazioni, la propria salute mentale, il senso dell’accanimento.

Comunque non sono scoraggiata, si sappia. Sto solo ragionando su quanto grande, e sempre più grande, sia questo progetto. Molto, molto più di quanto credessi.
E ne sono più che felice.


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