Il posto è sempre quello, sempre lo stesso.
E non potrebbe essere altrimenti.
No.
Ogni volta è un po’ diverso ed ogni volta quando faticosamente ci arrivo vorrei trovare solo erba e prato e fiori. Nessun gingillo, nessuna fotografia. Solo i rimasugli di un incubo, angosciante quanto vuoi, ma spazzato via dalla coscienza fulgida del mattino.
Ma la vita non è un film. A volte ci somiglia. Ci sono le strade dritte e le curve improvvise, i colpi di scena, e i momenti noiosi, gli epiloghi romantici e quelli drammatici. Gli eroi e gli antieroi. I coraggiosi ed i codardi. Gli spietati. Ma i miracoli no, quelli no.
Dannazione.
Non venivo da tempo, sai che non ti sento particolarmente lì, sai che sei sempre intorno, sai che sei dentro, ma non di più o di meno lì. Però continuo a venire e a sorridere e piangere a volte ma ieri no.
Ieri no. Non per te almeno. E adesso dimmi che sono egoista e poi scroccami una sigaretta.
Vorrei parlarti di tante cose, vorrei parlarti della mia vita, vorrei parlarti della paura e vorrei parlarti del coraggio, vorrei parlarti di quelli che ci sono e di quelli che fanno finta, e di quelli che vorrebbero esserci ma sono troppo spaventati e allora si nascondono come il protagonista di quella favola di Puskin ricordi? La storia di quel tizio che viveva come un ignavo, quella che mi affascinava così tanto e che ti chiedevo sempre di raccontarmi ancora una volta.
Vorrei parlarti di me ma come sempre è tanto difficile e quindi non lo faccio come non lo faccio con nessuno, ma mentre tutti gli altri rimangono inconsapevoli tu no. Perché tutte queste cose le sai già, le abbiamo vissute e le viviamo ancora, l’ho capito quel giorno in mezzo alla neve, l’ho capito mentre guardavo la terra, l’abbiamo capito tutti quando si è squarciato il cielo ed è venuto il sole e lo capisco oggi e ieri e sempre quando mi riempio di immagini e musica e risate e allora sì che piango, come so fare, con la testa tra le mani per non farmi vedere perchè “dannazione siamo sei in questa casa ed il solo bagno è sempre occupato e nemmeno un momento per piangere da sola posso avere?” e penso a te che come sempre mi scompigli i capelli e dici “potremmo morire schiacciati da un autobus mentre andiamo alla coop quindi non piangere più, sorridi.”.
Quindi non piango ma vivo le tue parole e le insegno agli altri.
La vita è una giostra mortale, le parole sono lame, sassi acuminati che lacerano. E chi le pronuncia dovrebbe pensare a quanti autobus circolano per strada.
Non piango Mic. Ma come giassai, avrei preferito l’autobus.