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Non è un granché

Creato il 02 marzo 2015 da Andreapomella

L’agente immobiliare è una ragazza, ci precede sulle scale, ci spiega che l’appartamento è al terzo piano e non c’è l’ascensore, ma c’è uno studio di fattibilità e un preventivo per l’installazione dell’ascensore, dice che basta tagliare le scale, il lavoro costa quarantamila euro. Insieme all’agente immobiliare c’è un uomo in tuta acetata, ha i capelli bianchi, ha un aspetto timido ma sollecito, si chiama Franco. Franco e la ragazza ci fanno strada nell’appartamento, una donna anziana ci dà il benvenuto, saluta mio figlio, gli chiede: “Come ti chiami?”. L’appartamento è in condizioni pessime, in una stanza ci mostrano un’infiltrazione che ha devastato il soffitto e parte del muro. La donna anziana ostenta con orgoglio la sua dispensa dove sono stipate centinaia di confezioni di pomodori in scatola, cartoni di sale e di zucchero, pasta, olio. L’agente immobiliare ci spiega che dobbiamo considerare la dispensa come un’ulteriore stanza. Entriamo in soggiorno, c’è un televisore acceso, a guardarlo c’è un uomo vecchissimo attaccato a un respiratore artificiale, dalla finestra si scorge un commovente paesaggio di tetti in rovina, sullo sfondo spicca la sommità della facciata della basilica di San Giovanni in Laterano, con le statue del redentore e dei santi che si ergono sulla balaustra. Faccio notare il particolare della vista all’agente immobiliare, la quale non capisce e mi risponde: “Già, non è un granché”. Nel frattempo la donna anziana offre una caramella a mio figlio, si rivolge all’uomo in tuta acetata che si chiama Franco, gli indica il bambino e dice: “Fra’, guarda quant’è bello, me ricorda te all’età sua”. Franco fa una smorfia impercettibile di fastidio, per un istante ci appare come un adolescente ribelle che si sente risospinto dalla madre nell’età infantile.

P.S. Questo post è il numero mille di Stella d’Occidente. Non significa molto, è solo un numero come gli altri, ma molto più rotondo degli altri.


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