La ‘povna ha di nuovo il raffreddore (quello vero, non allergico) e barrisce per la casa, incimurrita, consumando l’Amazzonia allegramente. “Oops, she di it again“, se qualcuno se lo chiedesse: è tornata dalla piscina a capelli bagnati, nel bel mezzo del gelido inverno. E, poiché, arrivati a una certa età, non si ha più il fisico, come una cretina, doverosamente, adesso paga. Il termometro, però arriva a stento a 37. E dunque a scuola ci va lo stesso. In compenso è rincoglionita, molto. Ma per fortuna la rete di affetto che la bada è forte, e a lei ci pensano gli alunni (in specie i Merry Men, ma anche Anatri, Giovani Marmotte, e i Maculati, divenuti un’altra volta “ex”, e ora in quinta) e i colleghi.
Nel mezzo, oggi, la verve per correggere i compiti (come da programma) era veramente scarsa. Dunque, tornata a casa (e dopo aver constatato che la mattina, uscendo, aveva lasciato la porta aperta), si è messa al letto, senza sentirsi in colpa. E ha letto questo libro. La qualità, la celebrità, la genialità raffinata del filosofo Michel Serres è abbastanza nota ovunque. E la ‘povna nutre indubbiamente nei suoi confronti un pregiudizio positivo. Se a questo si aggiunge che il sottotitolo del libro è “Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere”, e che parla della rivoluzione digitale, e delle sue conseguenze inevitabili, con atteggiamento programmaticamente positivo, e aperto, si può capire bene come il saggetto (brevissimo, e assai piacevole nella forma) abbia risposto a un richiamo che per lei era pressante e molto attuale. Così lo ha divorato, sottolineato, ne ha discusso con Hal 9000 (in una telefonata lunga, e raffredatissima), e ora lo propone al venerdì del libro.
Chiaramente provocatorio, e dunque estremo, apodittico, a volte volutamente non argomentato, Non è un mondo per vecchi è tuttavia molto interessante proprio perché fa strame del passatismo d’accatto che spesso soggiace all’argomento nuove tecnologie. Chissà se, ora che anche Michel Serres si è schierato a favore di un approccio laico alla questione, certi discorsi torneranno a essere meno apocalittici e programmaticamente intellettuali.