Io, il libro, le parole contate (di Patrizia)
Recensione – Non è un paese per donne, di AA.VV. (ed. Mondadori, 2011, pp. 274)
Tutto ha inizio dalla mobilitazione di piazza Se non ora quando del febbraio scorso che ha pacificamente dato voce all’Italia del malcontento, che rifiuta lo stereotipo di una donna oggetto, manipolata, priva di coscienza critica e di autodeterminazione, incentrata all’apparire e all’essere del proprio corpo prima che all’essere dello spirito.
Questo evento ha segnato la scelta editoriale di chiamare a raccolta per questa antologia quattordici scrittrici italiane tra cui Margherita Oggero, Barbara Garlaschelli, Elvira Seminara, Francesca Barra, Alessandra Faiella, con il compito di dipingere la quotidianità della donna e del mondo che la vede in prima linea in famiglia, sul lavoro, nelle battaglie sociali, nella lotta contro le ipocrisi, nella determinazione dei diritti e dei doveri che non hanno sesso.
Le autrici sono giornaliste, attrici, scrittrici, docenti, professioniste ma soprattutto donne al servizio di se stesse e della loro (stra)ordinaria normalità. Lo stesso dicasi delle protagoniste delle loro storie: sono donne alle prese con i risvolti della separazione, che lottano contro lo strapotere delle multinazionali, contro mariti-padroni violenti, che cercano di rinascere dalle ceneri di giornate trascorse sulla strada, che trovano nei loro diari il conforto del ricordo, che combattono contro corpi stretti dalla morsa del peso, della malattia, della solitudine o del pregiudizio.
Di alcune, più di altre, ho amato e sono riuscita a percepire sulla pelle la vita, le emozioni e la poesia dei pensieri.
Un libro che in copertina afferma Non è un paese per donne, ma che fortunatamente riesce a sconfessare il titolo: a certe condizioni l’Italia non è un paese per nessuno, uomo o donna che sia, che abbia coscienza sociale e fierezza dell’essere, sotto altri sguardi è un paese costruito e fondato sui valori che portano con sé vite come quelle narrate da queste quattordici penne nostrane.
“-Andrò via- aveva pensato la prima volta che lui le aveva messo le mani addosso. Violento, da subito. Il dolore più forte era quello che sentiva laggiù tra il cuore e lo stomaco. Il dolore per la delusione: lui, più grande di lei di dieci anni, era bello e protettivo quando l’aveva conosciuta a casa di un’amica in Albania. Prima di ripartire si era presentato a suo padre: viveva in Italia da molti anni, con tuta la sua famiglia, la madre, le sorelle sposate, i nipoti, aveva un lavoro, una casa. Avava chiacchierato delle opportunità che offriva l’Italia, un lavoro anche per Poli, la televisione, il computer, l’automobile. Lui queste cose le aveva tutte. A suo padre non era piaciuto.” [p. 100]
AA.VV.
Non è un paese per donne
Racconti di straordinaria normalità
A cura di Carmen Pellegrino e Cristina Zagaria
ed. Mondadori
Anno 2011, pp. 274
ISBN 9788804612889
Il mio giudizio: 3/5