“Uccidere per amore” è un’espressione paradossale, volutamente contradditoria, che piace tanto a chi fa i titoli dei massmedia, che sono fatti per captare l’attenzione tuttavia drogandola e stupefacendola oltre il normale. Si presume che il lettore sia distratto e che sia necessario richiamare la sua attenzione.
Ma chi compra un giornale lo vuole comprare in ogni caso perché cerca informazioni: è un acquisto volontario, una necessità, non un bisogno indotto che deriva dalla persuasione occulta. Il cittadino come tale vuole essere informato, se no non è cittadino.
altra “tragedia della gelosia”
La “tragedia della gelosia” è poi il tipico sintagma che contiene una parola dal significativo ambiguo, “gelosia”, che può essere positiva o negativa, mentre tragedia indica la solita catastrofe fatale.
Come al solito la vittima è una donna, si capisce. Non sempre è una donna, ma è sempre in ogni caso il più debole, che viene assassinato.
Si parla dell’ultimo femminicidio, purtroppo in provincia di Cremona. “Tragedia della gelosia” pare costruire una giustificazione, l’amore, quando l’amore non uccide. Si può perdere la testa, ma chi perde la testa può provare un sentimento così forte e carico di dedizione a un’altra persona?
Non c’è niente di più orrendo dell’assassinio, e lo si vuole mescolare all’amore, come se questo sentimento conducesse, tra le altre possibilità, a uccidere!
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