P er una serie di eventi legati alla (s)fortuna, e su suggerimento di Sara (non metto il cognome per privacy ma tu lo sai!!), ho potuto vedere un film interessante e profondo, frutto di una maestria tipicamente italiana che spesso i nostri registi scordano di avere: Non essere cattivo di Claudio Caligari.
Non essere cattivo racconta la provincia di Roma attraverso gli occhi, le lacrime e le risate di un gruppo di amici che sembra saltato fuori dalle pagine di un libro di Pasolini, anzi, è l'intera pellicola a sembrare un omaggio allo scrittore che meglio di tutti ha saputo raccontare il disagio.
Protagonisti di questa storia a tratti amaramente divertente e a tratti tragica sono Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi) due ragazzi poco più che vent'enni che vivono di espedienti illegali sul litorale di Ostia . Piccoli furti, spaccio, angherie varie e una voglia di trovare la propria dimensione che morde loro l'anima come un pitbull. Li vedremo fare bagordi fino a notte fonda, drogarsi fino a vedere i draghi (come dicono qua a Roma), prevaricare sui più deboli e scendere tutti i gradini dell'abiezione finchè le maglie di questo contesto non si allargheranno per farci fare una conoscenza più intima dei due ragazzi.
Cesare e Vittorio cercheranno di affermarsi ciascuno a modo proprio e con le proprie forze senza però perdere mai quel filo sottile che qualcuno chiama amicizia ma che in questo film sembra quasi un legame di tipo chimico tra i due i quali talvolta più che amici o fratelli sembrano proprio due manifestazioni del carattere di uno stesso individuo.
Non fatevi troppe illusioni però, Non essere cattivo è un film crudo e spietato che ci fa pagare carissime le risate che ci suscita nella prima parte con un secondo tempo che è una sventagliata di pugni allo stomaco che manco avessimo offeso la moglie di Mike Tyson.
Personalmente devo dire che Luca Marinelli, alias Cesare, mi ha convinto ancora di più di quanto non avesse fatto con La solitudine dei numeri primi o meglio ancora con Tutti i santi giorni. Bravo a caretterizzare un personaggio pasoliniano fino al midollo che riesce ad alternare dolcezza e spietatezza come se avesse un pulsante nel cervello che gli consenta di farlo.
Non essere cattivo è un film che merita davvero una visione attenta e che probabilmente può fare il paio con titoli ben più datati come Mary Per Sempre e Ragazzi Fuori di Marco Risi, anno 1989 e 1990. E rimanendo sul tema confronto, io ci ho trovato anche analogie con L'odio di Mathieu Kassovitz, anno 1995, che poi è anche il periodo in cui si svolgono i fatti del film di Caligari.
Un film come Non essere cattivo restituisce al Cinema Italiano quella profondità narrativa che le commediole prodotte nell'ultimo periodo gli hanno sottratto e dimostra che il nostro cinema può produrre film di genere a patto che si capisca bene che genere di film si voglia fare e che genere di pubblico si voglia attirare nelle sale.
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