Magazine Talenti
non mi esalto quando qualcuno, contro la mia responsabile ed autorevole insania, si arroga il diritto di destinarsi al mio possibile. né mi lusinga se quel qualcuno si sente autorizzato senza placet a pluralizzare i propri pensieri anche a nome mio. non è che non comprenda le derive romantiche di una dipendenza affettiva, ma al tempo stesso questo non contribuisce a far sembrare il tutto meno dismorfico. nel migliore dei role play, conseguentemente e lucidamente, ne traggo che sarà mia cura, nel prossimo futuro, l'evitare di considerarmi parte di cose che non sono di fatto e di diritto parte di me. presumo che un tacito accordo in certe dinamiche sia una conditio inderogabile.
quant'è bella la logica!
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