di Antonio Di Pietro. Ieri, come ogni anno, nella mia masseria, a Montenero di Bisaccia, c’è stata la festa del raccolto. Chi c’è venuto ha visto che il clima tra gli ospiti del paese, che erano migliaia, e quelli dell’Italia dei Valori, era quello di sempre: unito, festoso, cosciente di stare agendo bene e secondo coscienza. Qualcuno ha sgranato tanto d’occhi perché da quello che aveva letto sui giornali si aspettava divisioni, tensioni, lacerazioni varie, un isolamento che ci aveva chiusi all’angolo. Invece si sono ritrovati a vedere un film opposto. Il fatto è che ognuno può raccontare quello che vuole, ma poi la realtà finisce sempre per prendersi la rivincita, e la realtà è che nel Paese noi dell’Italia dei Valori tutto siamo tranne che isolati. Senza vanterie, siamo la maggioranza. Perché le cose che non stanno bene a noi non stanno bene nemmeno ai cittadini. Non ci sta bene dire che bisogna fare una politica diversa da quella di Monti e poi votare le leggi da cui quella politica è lastricata. Non ci stanno bene un governo e una maggioranza che, con tanti problemi gravissimi ai quali bisognerebbe pensare, si preoccupano di imbavagliare l’informazione con la legge sulle intercettazioni invece che salvare gli esodati. Non ci stanno bene i matrimoni combinati pensando alla dote, perché come dice mia sorella Concetta finiscono sempre in divorzio. Sarà così anche per questo inguacchio con l’Udc in cui si dovrebbero trovare insieme il diavolo e l’acqua santa. Non ci stanno bene le chiacchiere sulle coalizioni fatte senza sapere nemmeno con quale legge elettorale si andrà a votare, come se si potesse studiare un tragitto senza sapere se lo devi percorrere in aereo o a dorso di mulo. Sono chiacchiere e alla fine lasciano il tempo che trovano. Tanto meno ci stanno bene quelli che provano a scaricare su di noi le tensioni accusandoci di offendere il capo dello Stato mentre noi non offendiamo proprio nessuno. Muoviamo critiche pacate, legittime e circostanziate non per provocare ma perché ci sembra che il Presidente della Repubblica e il dettato costituzionale non siano sempre omogenei come dovrebbero. Su ciascuna di queste posizioni non siamo affatto isolati. La pensa come noi la stragrande maggioranza dei cittadini onesti. Per questo, quando dal tempo delle chiacchiere e dei giochi astratti si passerà alla campagna elettorale reale, noi ci saremmo eccome. E ci saremo per dare le carte, non per fare i servi sciocchi e portare acqua al mulino di qualcun altro.
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di Antonio Di Pietro. Ieri, come ogni anno, nella mia masseria, a Montenero di Bisaccia, c’è stata la festa del raccolto. Chi c’è venuto ha visto che il clima tra gli ospiti del paese, che erano migliaia, e quelli dell’Italia dei Valori, era quello di sempre: unito, festoso, cosciente di stare agendo bene e secondo coscienza. Qualcuno ha sgranato tanto d’occhi perché da quello che aveva letto sui giornali si aspettava divisioni, tensioni, lacerazioni varie, un isolamento che ci aveva chiusi all’angolo. Invece si sono ritrovati a vedere un film opposto. Il fatto è che ognuno può raccontare quello che vuole, ma poi la realtà finisce sempre per prendersi la rivincita, e la realtà è che nel Paese noi dell’Italia dei Valori tutto siamo tranne che isolati. Senza vanterie, siamo la maggioranza. Perché le cose che non stanno bene a noi non stanno bene nemmeno ai cittadini. Non ci sta bene dire che bisogna fare una politica diversa da quella di Monti e poi votare le leggi da cui quella politica è lastricata. Non ci stanno bene un governo e una maggioranza che, con tanti problemi gravissimi ai quali bisognerebbe pensare, si preoccupano di imbavagliare l’informazione con la legge sulle intercettazioni invece che salvare gli esodati. Non ci stanno bene i matrimoni combinati pensando alla dote, perché come dice mia sorella Concetta finiscono sempre in divorzio. Sarà così anche per questo inguacchio con l’Udc in cui si dovrebbero trovare insieme il diavolo e l’acqua santa. Non ci stanno bene le chiacchiere sulle coalizioni fatte senza sapere nemmeno con quale legge elettorale si andrà a votare, come se si potesse studiare un tragitto senza sapere se lo devi percorrere in aereo o a dorso di mulo. Sono chiacchiere e alla fine lasciano il tempo che trovano. Tanto meno ci stanno bene quelli che provano a scaricare su di noi le tensioni accusandoci di offendere il capo dello Stato mentre noi non offendiamo proprio nessuno. Muoviamo critiche pacate, legittime e circostanziate non per provocare ma perché ci sembra che il Presidente della Repubblica e il dettato costituzionale non siano sempre omogenei come dovrebbero. Su ciascuna di queste posizioni non siamo affatto isolati. La pensa come noi la stragrande maggioranza dei cittadini onesti. Per questo, quando dal tempo delle chiacchiere e dei giochi astratti si passerà alla campagna elettorale reale, noi ci saremmo eccome. E ci saremo per dare le carte, non per fare i servi sciocchi e portare acqua al mulino di qualcun altro.
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