Alla proposta, oltre alla risposta secca di Carney - il portavoce della Casa Bianca - che ha parlato di "rischio di far saltare la diplomazia", a cui si è aggiunta la voce di Obama in persona (ne ha parlato con parole analoghe, ma senza calcare troppo la mano nel discorso di fine anno), hanno risposto in modo formale altri dieci senatori democratici, attraverso una lettera inviata al leader della maggioranza Harry Reid. Anche tra questi ci sono nomi di primo piano: la californiana Dianne Feinstein, Carl Levin del Michigan, e Jay Rockefeller della West Virginia. La richiesta nella lettera, è di spostare il voto al disegno di legge «sine die» (cit. @lorbiondi su Europa)
La questione è complicata: anche perché Obama ha già fatto sapere che nel caso di voto favorevole del Senato porrà il veto. I firmatari rappresentano un quarto (più uno) del totale, ancora quindi c'è da fare per raggiungere la maggioranza necessaria. Il problema, che aggrava - per Obama - la situazione sta nel fatto che diversi dei senatori firmatari (una decina) tra un anno si troveranno a competere per le elezioni di mid term. E le future rielezioni, si giocheranno nell'acchiappare i consensi - con il rischio della bassa affluenza, molto concreto - là dove si nascondono: quindi, spesso, in mezzo al populismo.
Nota: il titolo di questo post è "rubato" ad uno di Christian Rocca, su argomento analogo. Lo riprendo come citazione, diciamo così, e per usarlo come proxy per linkare la migliore infografica sull'accordo per il nucleare iraniano, che è proprio su IL del Sole 24 Ore, che Rocca dirige.