Parliamo spesso della condizione della stampa italiana. L’abbiamo definita piuttosto sessista nel modo di rappresentare le donne. E’ inutile far finta di non vedere: siamo invisibili ma quando ci siamo esistiamo solo se siamo belle e abbiamo un corpo seducente o se siamo vittime di una circostanza drammatica.
Inutile fare giri di parole, non siamo abituate ad usare mezzi termini. La stampa italiana è un disastro, simbolo di un’arretratezza culturale ancora dominante nel nostro Paese. Eppure siamo il 50% della popolazione ma pare che per la maggior parte delle riviste non esistessimo o al massimo veniamo trattate come una minoranza, ma il più delle volte come entità corporee. Eredità di quei secoli bui convinti che le donne non avessero un’ anima?
Sono tantissime le segnalazioni che riceviamo sul nostro blog, superando addirittura quelle relative alle famigerate pubblicità sessiste che da anni stiamo cercando di contrastare con i nostri pochi mezzi a disposizione. Perchè il problema sono i mezzi, perchè quando non ne abbiamo per nulla diviene difficile denunciare i messaggi lesivi e stereotipati. A chi possiamo rivolgerci quando perfino una rivista femminile cancella la nostra personalità, i nostri sogni e aspirazioni?
Vorrei infatti parlarvi di una rivista che ha cambiato look ma non ha migliorato nel modo di rappresentarci tutte. E’ “Amica” che inaugurando la sua nuova grafica non rinuncia a propinarci i suoi stereotipi di genere e non solo. Avete mai pensato di moltiplicarli per tre?
Ipotizziamo di andare in edicola e cercare una rivista per donne e non trovare un bel nulla ma soltanto riviste del genere che si fanno moltiplicano addirittura per tre i soliti beceri e noiosi stereotipi che la rendono più simile ad una rivista maschile.
Perchè per chi non lo sapesse anche le riviste femminili ci rappresentano così: Belle, sexy, mamme e casalinghe. Sappiate che è pericoloso che in un Paese dove essere donne è difficilissimo (sopratutto a causa di come veniamo rappresentate nei media) vengano pubblicate delle copertine per informarci che per gli uomini non dobbiamo essere altro che belle, sexy e casalinghe.
Quindi care donne, abbandonate il lavoro e correte subito a farvi belle, insomma comportatevi da arredi della casa, nate solo per far da mangiare ai vostri mariti e soddisfarli a letto. Se non vi scandalizza tutto ciò forse in famiglia vi hanno educate a credere che la vostra utilità sociale fosse solo quella di soddisfare i vostri mariti e vivere senza sogni e aspirazioni personali.
Se non siete abbastanza indignate, date un occhiata alle altre due copertine. Che modello femminile propongono? Quella centrale è la donna oggetto ignuda e un pò frivola che pensa solo a comprare costose pellicce, alla faccia della crisi!!! Come se la vita delle donne si dividesse tra come gli uomini ci vogliono e lunghe soste nelle boutique.
Da queste due copertine notiamo che il modello femminile rappresentato è stereotipato: il primo rifletterebbe un modello femminile secondo i desideri maschili e il secondo è quello di una donna appartenente all’alta borghesia, che in tempi di crisi stona molto.
Veniamo alla terza e ultima copertina. “Sono una mamma e mi sento ancora più donna“. Il messaggio è chiaro: l’utilità sociale delle donne sarebbe quella di fare figli, quelle che non li possono avere per qualsiasi motivo sono donne a metà. Peccato che molte i figli non se li possono più permettere a causa della crisi o perchè rischierebbero il posto di lavoro, ma si sa per Amica le donne dovrebbero tornare ai fornelli e girare per i negozi con la carta di credito del marito milionario che le vuole sexy e belle.
Veniamo alla domanda: A che target di lettrici, o meglio lettori si rivolge codesta rivista?
Ecco perchè non scegliero nessuna delle tre copertine.
Curiosità: A quali donne dedicheranno le prossime? non ci resta che monitorare.
Mary