Dall’India ancora storie di violenza e soprusi ai danni dalle donne. Stavolta non si tratta solo di stupro ma addirittura di omicidio, e con una motivazione folle: Sadhna, 28 anni, si era resa colpevole del grave reato di “non riuscire a dare figli maschi al marito”.
La storia della giovane sposa indiana somiglia a quella di tante altre, donne il cui unico valore dipende dalla capacità di assicurare un erede al proprio consorte, ma stavoltal’epilogo è stato tragico. A raccontare la vicenda dei Sadhna, avvenuta nel villaggio di Siya, nello Stato di Madhya Pradesh è Phool Singh, padre della vittima, che ha dato la figlia in sposa quando aveva soltanto 16 anni. Dopo il matrimonio la donna aveva subito forti pressioni: prima per un aumento della dote pattuita, e poi per il fatto di non riuscire a concepire figli. Dopo un trattamento medico, comunque, Sadhna ha messo al mondo due figlie. Due esseri inutili secondo la cultura indiana, fortemente maschilista.
Di fronte all’incapacità di Sadhna di concepire un figlio, la famiglia del marito si è rivolta a un santone, il quale ha sentenziato che la donna non avrebbe mai potuto avere un maschio. Praticamente una condanna a morte per Sadhna, prima picchiata selvaggiamente e poi costretta a ingerire un potente veleno. Inutile la corsa verso un ospedale di Jhansi, dove la giovane sposa è morta dopo essere riuscita a raccontare le torture a cui era stata sottoposta.
Un caso emblematico che riporta l’attenzione verso la condizione della donna in India, dove la violenza è una pratica quotidiana e non l’eccezione. Essere donna in una società profondamente maschilista come quella induista è una condanna per le madri e le figlie, che spesso vivono in una condizione disperata, resa ancora più insopportabile dalla povertà dilagante nel paese. L’unico destino possibile per una bambina è quello di contrarre un buon matrimonio, che viene celebrato nei primissimi anni dell’adolescenza. Anche il matrimonio è soltanto una compravendita tra i genitori della sposa e quelli del futuro marito, che cercano di ottenere l’accordo più vantaggioso per i loro interessi. Gli sposi si incontrano soltanto il giorno delle nozze, che per la donna segna spesso l’inizio di una vita di violenza e soprusi.
I casi di maltrattamento non accennano a diminuire, quelli che ci pervengono attraverso i media sono soltanto una minima parte del totale, ma il fenomeno nuovo che si registra già da qualche mese in India è la ribellione dei cittadini verso questi fatti di sangue. In un paese dove donne come la Gandhi conquistano posizioni di prestigio e potere, la gente è stanca di vivere schiacciata dalle antiche tradizione e sente il bisogno di modernizzarsi, non solo attraverso la crescita economica ma anche attraverso un maggiore rispetto per le donne, fondamentali per lo sviluppo equilibrato di una nazione.
Sicuramente si tratta di un processo lungo e doloroso, soprattutto per le tante donne che continuano a subire violenze dagli uomini, ma se è vero che il primo passo è il più difficile da compiere, è anche vero che le donne indiane intravedono, forse per la prima volta, uno spiraglio di miglioramento della loro condizione.