Luciano Canfora dice che "il tiranno è [...] una creazione politico-letteraria", e che, "quando il suo potere si rivela durevole, si deve realisticamente riconoscere che ha dalla sua un pezzo più o meno grande, talvolta molto grande, della società", e che "dunque il problema è di sconfiggerlo politicamente, non di abbattere quella singola persona", perché "il tirannicidio è, a ben vedere, un sottoprodotto del culto della personalità, della spropositata ipervalutazione di un'unica persona, dalla quale verrebbe o tutto il bene o tutto il male" ( Il presente come storia, Rizzoli 2014 - pagg. 47-48). Non gli si può dar torto, ma credo sottovaluti l'aspetto etico-estetico del ficcare una spanna di lama nella pancia di un prepotente: c'è chi prenderà il suo posto, se è della tirannia che la società non può proprio fare a meno, questo è vero, ma spegnere su quella faccia, che quasi sempre è un'invereconda faccia di cazzo, la mimica della sprezzante alterigia, della beffarda strafottenza e della sorda arroganza - come si dice - non ha prezzo.