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Non ho l’età

Creato il 19 settembre 2013 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Oggi sono stata in giro con Anacleto. Dovevamo fare shopping. Per altre persone. Regali per lo più.

In realtà prima sono andata da Bottega Verde, uscendo ho visto la mia ex prof di storia dell’arte e disegno del liceo. Appena ho capito che era lei ho tentato una rocambolesca fuga e mi sono nascosta dietro una colonna. Lei ha alzato lo sguardo, ha fatto per riconoscermi, poi c’ha pensato due secondi ed è come se avesse realizzato che no non può essere Darcy, io me la ricordo sì grassa ma comunque ben tenuta, quella era una cicciabomba di merda vestita con un tendone da circo per cui ha tirato dritto. Sospiro di sollievo. Ho anche dovuto spiegare ad Anacleto perché per me è stato un sospiro di sollievo, assurdo come lui non ci sia arrivato. Eh già, perché io non vedo proprio l’ora di incontrare gente del mio passato e vomitarle addosso i miei fallimenti. All’inizio mentivo, ma c’ho 28 anni e non posso più farlo. Ho pure scoperto che alcune persone che mai avrei creduto si sono laureate. Fuori corso. Ma si sono laureate. Quindi fallimento sì, ma solo sul blog, altrove no grazie.

Torniamo ai regali. Due per la precisione. Uno per un collega di Anacleto, uno per mia cugina che ha appena avuto un bambino, che chiameremo 3200gr (il peso alla nascita, la prima cosa che mi hanno comunicato, non capirò mai la fissa del peso alla nascita ma va bene). Prima quello per il collega di Anacleto. Una borsa o qualcosa del genere da ufficio. Siamo andati in questo bel negozio con borse tutte serie, tutte nere blu marroni, al massimo bordeaux, ‘na botta di vita davvero. Mi è venuta voglia di prendere il Prozac. Una tristezza senza pari. Anacleto, che sa e capisce tutto, intuendo il mio stato d’animo mi ha immediatamente proposto di acquistare una borsa. Per me. Lì dentro. Il giorno che spenderò 80€ per una borsa nera, tutta nera, o blu, tutta blu, o marrone, tutta marrone, fatemi internare e buttate via la chiave che basta non ne voglio più sapere. E date fuoco alla borsa, soprattutto. Abbiamo comprato un porta documenti. Bello. Nero. Tutto nero, Una chiccheria.

Passiamo a quello per la cugina e 3200gr. Il paradiso. Il reparto infanzia di un grande magazzino. Tutine meravigliose, io adotterei un neonato all’anno solo per vestirlo. Scaduto l’anno lo restituisco al proprietario. Per non parlare dei completi da letto e di tutte le altre cagatelle inutili. Ecco, se avessi avuto fondi illimitati lì sì che avrei comprato tutto. Come dite? Io non ho un neonato? Eh pazienza, ho quattro gatti, quella roba va bene per loro. Il reparto peluche. Il paradiso al cubo. Ho tirato la coda a tutti i pupazzi sonori, sembrava di essere circondati da diciottomila casine delle api. Fino a quando non ho visto il pupazzo definitivo. Un ippopotamo da 18,90€. Un ippopotamo sonoro. Io ingenuamente ho premuto la sua panza con nonchalance pensando che partisse la solita musichina di stocazzo (eddaje, dopo un po’ ti addormenti per forza, pur di non sentirla) e invece ha iniziato a produrre un suono ad un volume altissimo, una canzone tipo di Shakira ma cantata da un uomo (o qualcosa del genere). Ovviamente muovendo le orecchie. Tutto il reparto si è girato. Comunque, insomma, dicevamo, io voglio quest’ippopotamo.

Io non voglio la borsa nera o blu o marrone. Io voglio l’ippopotamo che muove le orecchie e suona.

Ah, per chi fosse interessato alla fine alla cugina e a 3200gr non abbiamo comprato nulla. Dopo un’ora a girare nel reparto Anacleto se ne esce con la frase dell’anno

Darcy, ma senti, 3200gr ha una settimana, quindi praticamente mangia, fa la cacca e dorme, cosa gli vuoi regalare che non ha bisogno di niente?

Grazie Anacleto, meno male che ci sei tu.



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