Da piccoli a grandi videogiocatori: la vita di chi, a trent'anni, non vuole rinunciare a impugnare un joypad, contro tutto e tutti
Ormai abbandonati i "venti", in alcuni casi anche da un bel pezzo, siamo quelli che hanno visto Super Mario muovere i primi passi. Siamo quelli che hanno cercato il segreto di Monkey Island e vissuto l'ascesa delle avventure grafiche. Siamo quelli che si sono schierati a discutere per ore e ore sull'infinita diatriba Amiga contro PC e siamo quelli che, bloccati in un gioco, per andare avanti non potevano fare altro che continuare a sbatterci la testa o ricorrere ai consigli di un amico. Al di là dell'aspetto nostalgico legato ai tempi vissuti, arrivati nel 2014 il nostro rammarico è anche quello legato all'enorme quantità di tempo avuto all'epoca a nostra disposizione per dedicarci alle suddette attività, ormai perduta come lacrime nella pioggia. È duro ammetterlo, ma è così: siamo infatti quelli che ora hanno un lavoro di (almeno) 8 ore, con cui pagare un mutuo o un affitto sulla casa. Siamo ora quelli che hanno riempito la suddetta dimora con le nostre inseparabili console, ma anche con qualcuno che condivide con noi lo stesso tetto. Siamo quelli che ora devono fare i conti con spese da fare, cene da preparare e liste interminabili da spuntare, ma siamo e saremo sempre anche quelli che amano i videogiochi: pur essendo sempre vivo e ardente nei nostri cuori, tale amore deve però fare i conti coi mille impegni e responsabilità che l'età adulta ci impone. Tra un pizzico di rimpianto per i tempi spensierati che furono e la matura consapevolezza di quelli che sono, vogliamo fare oggi un viaggio nella vita di chi - nonostante l'avanzare dell'età - pur facendo i salti mortali non perde occasione per dedicarsi alla propria passione di una vita, destinata a non morire mai.
Due cuori e una console
La prima entità con cui il videogiocatore over 30 è costretto a scontrarsi in casa, è naturalmente il suo partner. Poco importa se è anch'egli un videogiocatore o meno, perché seppur differenti i problemi ci sono sempre: abituati a fare i cosiddetti porci comodi, coccolati e viziati dai genitori fino alla decisione di andare a vivere con chi si ama, da questo punto di vista l'esperienza casalinga in due assume dei tratti da strategico in tempo reale, in cui calcolare le mosse in un lampo. Tempi che si assottigliano se il partner è anch'egli un videogiocatore incallito, che puntualmente ogni sera punta a fregare la postazione. Stabilire dei turni può rappresentare una tregua, ma l'unica vera soluzione diventa quella di essere in possesso di un doppione di tutto, gravando così sul bilancio casalingo ma risparmiandosi una bella dose di rodimenti di fegato, dovuta alla una corsa a ostacoli nella quale si trasforma la presa di possesso dell'agognata postazione, dove uno dei due deve giocoforza soccombere. Nel caso in cui chi convive con noi non ami invece passare il proprio tempo coi videogiochi, le problematiche sono diverse, ma piuttosto simili nel risultato: la richiesta di cedere la postazione di gioco diventa quella di guardare un film, uscire o chissà cos'altro, anche (e, per qualche strana ragione, soprattutto) nei giorni più sacri per il videogiocatore. Per non parlare del famoso "allarme da divano", in grado di far ricordare al partner di qualsiasi cosa ci sia da fare nell'esatto momento in cui le membra posano sui soffici cuscini: dal classico dover gettare l'immondizia a cose più fantasiose, come chiamare la prozia per sapere come va l'unghia incarnita, tutto serve a contrastare l'ingombrante presenza dell'odiata console. Se non credete che tutto ciò sia vero, provate a chiedere a tutti coloro i quali - dopo averla attesa a lungo - hanno dovuto rimandare la loro "prima notte" con PlayStation 4 e Xbox One o, come leggenda narra, a quante coppie sono scoppiate lo scorso 14 febbraio, a causa dell'arrivo simultaneo della beta di Titanfall e di Left Behind, contenuto aggiuntivo di The Last of Us. Voci narrano che sia stato un vero e proprio San Valentino di sangue tra le mura domestiche popolate da almeno un videogiocatore.
Fuorilegge
Arriva il giorno in cui nella casa da due si passa a tre, e non perché un nostro amico è venuto a trovarci per giocare insieme a FIFA 14. Stiamo parlando dello spartiacque della vita in comune, nonché per molti l'evento più bello che la vita possa regalare: diventare genitore. Prima che qualcuno ci accusi di essere degli insensibili, possiamo confermare che è davvero tra le più grandi cose che possano capitare a una persona, ma è altrettanto innegabile che il lieto evento renda il già poco tempo libero una merce talmente rara da trasformare il videogiocatore in un autentico fuorilegge: il suo bottino non sono né soldi né gioielli preziosi, ma mezz'ore da dedicare al proprio passatempo preferito.
Piccole pesti
Al videogiocatore più incallito, la solitudine delle tenebre può non bastare: il blockbuster di turno o una sfida inderogabile può spingerlo al gioco anche in orari in cui ci sono altre persone sveglie per casa. All'inizio, il bebè lo abitua anche piuttosto bene, standosene lì a
La grande bellezza
La vita tragicomica e infarcita di aneddoti del genitore-giocatore regala molto spesso anche dei momenti imperdibili. Le azioni di disturbo dei figli, di cui abbiamo parlato poco fa, vengono usate in realtà anche come scusa per giustificare un errore o una sconfitta: nessuno lo ammetterà mai, arrivando nei casi più estremi anche a simulare un pianto di neonato per giustificare un gol subito.