Non importa tanto quello che scrivi, ma come lo scrivi.
In realtà non è una grandissima riflessione, però è quella che avevo in testa stamattina, chissà perché.
E non so nemmeno se è corretta , però io penso di sì: per esempio ho letto con curiosità e piacere Il giovane Holden, e non è che mi interessasse così tanto quel tipo di storia, ma era scritto dannatamente bene.
In realtà questo post si doveva chiamare Intermezzo gabbiano #2. Però non mi va, e allora non si chiama così.
Si doveva chiamare intermezzo perché è uno di quelli in cui non ho da parlare di qualcosa di preciso, anche se in effetti alcuni argomenti “in coda” li avrei.
Ma si doveva chiamare intermezzo perché non sono portato a scrivere, o a scrivere di qualcosa di preciso, quando ho qualche preoccupazione in testa.
Niente di grave, solo che a volte si condesano un po’ di cose tutte insieme. o magari alcune non vanno proprio come vorresti, e devi pensare a nuove strategie perché le tue ipotesi non sono più valide.
L’importante comunque credo sia esplorare le varie possibilità, e se anche qualcuna va male, be’, allora potrai dedicarti alle altre che potrebbero andare meglio. A volte abbiamo paura di esplorare, perché poi appunto se va male potresti prenderla non troppo bene, ma una delle missioni di ognuno di noi credo sia proprio esplorare quanto più possibile.
Una nota sugli ultimi accessi al blog: ogni tanto il rank (posizione) del sito su Google cambia, e allora vedi che schizza in su l’accesso a un certo post. Adesso, da qualche giorno, è il turno di Patch Adams, e sono contento, perché quel post l’avevo scritto con passione. Alla fine poi i pochi miei post che hanno avuto più accessi sono proprio quelli a cui ho dedicato maggior cura, a parte quello di Fabio Volo che avevo scritto un po’ per vedere che succedeva. Ma comunque non c’è confronto per esempio con questo di Patch Adams o quello Amor ch’a nullo amato amar perdona.
Sì, però perché tutti questi accessi a quei post? (non milioni, eh!, però te ne accorgi, tipo 30 al giorno). Le immagini. Se adesso cercate “patch adams” su google.it, una delle immagini che esce fuori in prima pagina, prima dei link, è quella di Patch coi baffoni all’insù, quella che ho messo nel mio post. E si sa che una immagine ha una attrattiva altissima per le persone, e allora ecco gli accessi.
Tutti questi ragionamenti perché mi ero incuriosito abbastanza sul ranking, in passato, e bisogna dire che l’algoritmo funziona piuttosto bene. Morale della favola, in teoria chi mette immagini rappresentative per il post, avrà più accessi di chi magari crea un post contenente solo testo. Almeno, questa è la mia deduzione. Che dire? Mi pare tutto sommato giusto.
Non sono così attaccato agli accessi, però alla fine un po’ li guardo, perché se nessuno mi leggesse, credo mi sentirei un po’ stupido a pubblicare, perché a quel punto scrivo in privato e tanti saluti
In effetti, ho scritto poco ultimamente anche perché ho scritto di più per conto mio, i segreti gabbiani che non conoscerete mai .
Mi viene in mente che la riflessione di apertura l’abbia già scritta. Uhm, vabbe’, tanto sempre quello penso
Un saluto a tutti.
Ps: per la serie “questo libro è stato scritto su carta riciclata”, no, questo post non è stato scritto su bit riciclati ma belli vispi e in tensione
, però “questo post è stato scritto con PyRoom“. Un editor per il quale ringrazio Ilaria (sì, l’avevo già fatto, ma mi va di rifarlo), che mi ha risparmiato molte ricerche. Eccolo qui questo post, un bel testo verde su nero, così è nato e così l’ho scritto. Solo tu e il testo, nient’altro, come una macchina da scrivere, come agli albori dell’informatica. PyRoom è, per ora, disponibile solo per Linux.il post scritto con PyRoom