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Noncurante delle novità videoludiche che si succedevano nel corso degli anni, ho sempre snobbato e guardato dall'altro verso l'alto questi appassionati sfegatati di videogames, giudicandoli, nonostante i miei trascorsi nerdistici estremi, degli sfigati senza via di ritorno.
Quand'ero un giovinetto bello e speranzoso, infatti, preferivo concentrarmi sul PC, spendendo soldi, sangue, fatica e diottrie rispettivamente su banchi di Ram, montaggio di lettori DVD (che comprende anche la fatica) e interminabili ore davanti allo schermo per poter portare il mio piccolo computer a prestazioni fuori dal normale. Con il passare del tempo però anche il PC perse il suo fascino e abbandonai, in un certo senso, la tecnologia nuova e avveniristica, per concentrarmi sulla materialità reale del divertimento e non quella dello schermo (qualcuno ha detto sesso!?).
Poi, ieri, non so che mi sia preso. Entrando in un ipergigamercato, e vedendo a prezzo "stracciato" la famigerata consolle a marchio Microsoft, qualcosa è scattato in me. Quel brufoloso e goffo giovinetto di tredici anni che ero, è saltato fuori, e puntando dritto al mio stomaco ha sferrato un pugno, costringendo così a chinarmi, prendere la confezione della consolle, alzarmi sullo scaffale e trionfante prendere tra le mani Fifa 2012, per poi dirigermi alla cassa e pagare.
Nel mentre che il mio Io giovane esultava e sorrideva dentro di me, il mio Io maturo pensava "ma che cazzo sto facendo!?".
Il commesso passava la carta nel terminale Pos e continuavo a chiedermi "ma che cazzo sto facendo!?".
Mi avvicinavo alla guardia all'ingresso per far levare tutti i congegni malefici che non permettono ai malvagi di rubare e mi domandavo sempre più insistentemente "ma che cazzo sto facendo!?".
Finché non mi accorsi dell'orda di bambini sbavanti alle mie spalle che mi ammiravano, mi innalzavano a loro divinità e tirando le madri per la borsa urlavano, con le lacrime agli occhi «Mamma! Mamma! Guarda lì! Quel signore ha l'Xbox 360! Mamma!». Preso da orgoglio allora finalmente riuscii a trovare una risposta a quelle insistenti domande, e così sotto lo sguardo affascinato e ammiranti dei bambini guadagnavo imperiosamente la macchina, con la dolce metà al mio fianco che nel frattempo pensava «Ecco qua, l'ho perso».
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