Non mi basta la forza degli occhi per voltarmi e non guardare

Da Iomemestessa

Leggo questo (bel) post di gaberricci, e una sinapsi parte all’improvviso.

Lo sdegno per De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica è condivisibile, ovviamente. L’accostamento al principio di Peter (promuovere qualcuno fino al suo massimo grado di incompetenza), meno.

A De Gennaro andrebbe, forse, più propriamente attribuito il ben più antico principio promoveatur ut amoveatur (promuovi al fine di rimuovere).

Il principio di Peter è da associarsi a mere dinamiche organizzative. In sostanza riflette il limite delle promozioni meritocratiche all’interno delle organizzazioni. Hai fatto bene nell’incarico a? Ti promuovo all’incarico b. E via dicendo ma prima o poi, nell’alfabeto degli incarichi, ci si arena per oggettica incompetenza.

Promuovere per rimuovere reca in sé ben altri scopi. Diciamo che organizzativamente la possiamo considerare una forma per rimuovere e liberare un posto. Oppure per liberarsi di un incapace promuovendolo ad altro incarico possibilmente privo di significato.

E potrebbe essere già più il nostro caso.

Che Renzi ci dica che ‘De Gennaro come presidente di Finmeccanica ha tutti i titoli e le qualità per governare’ faccia il favore, ce le elenchi.

Laureato in Giurisprudenza, lunga carriera in Polizia, De Gennaro è stato dal 2000 al 2007, incarico per cui era, oggettivamente, competente (però poi ne parliamo, eh). Nel 2008 fa prima il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania (e potremmo starci, forse). Poi sempre nel 2008 diventa Direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (e andiamo già meglio, rispetto alle competenze). Questo fino al 2012 quando, nel governo Monti (altra bella porcata, eh, il governo Monti, en passant) diventa Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quando cade il governo diventa presidente di Finmeccanica.

Che titoli abbia per guidare Finmeccanica, che è un gruppo industriale, resta pertanto ignoto. Però se lo son cavato dalle palle con un incarico prestigioso (e ben remunerato). Non che abbia importanza. A quel livello il Presidente conta il due di briscola e firma quel che gli fanno firmare selezionatissimi manager.

Purtuttavia, torniamo indietro, nei suoi sette anni alla guida della Polizia, incappa in due vicende non proprio di poco conto. Il caso Diaz e la negata scorta a Marco Biagi. Avete detto sticazzi? Ecco, bravi, pure io. Anche perché né il suo predecessore (Fernando Masone) né il suo successore (Antonio Manganelli) incapparono in incidenti di tal portata. Si tratta altresì di due vicende che si dipanarono nel corso di un paio d’anni tra il 2001 e il 2002.

In ambo i casi ministro dell’Interno era quella personcina ammodo di Claudio Scajola, ricordiamo pure questo.

Aggiungiamo poi, e qui ha tutte le ragioni gaberricci, che con la Diaz si son condannati solo i poliziotti. Al secolo, gli esecutori. E quelli che ce li hanno mandati, alla Diaz, quei poliziotti? Non sapevano? Cazzo, ma si rendono conto di quel che dicono? Non sapevano? E’ ancora più grave che esserne al corrente. Sei il capo di un corpo dello Stato e non hai la più pallida idea di ciò che fanno i tuoi sottoposti? Posso ammetterlo in un’operazione ad un posto di blocco in Val Chiavenna. Al G8 di Genova, evidentemente no.

E già che ci siamo, sarebbero stati da condannare anche il ministro dell’Interno (Scajola), visto che il corpo di Polizia da quel ministero dipende, il Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi), perchè in una situazione così grave ha il diritto/dovere di essere informato, e pure il Presidente delle Repubblica (Ciampi) che si mostrò con Berlusconi a rassicurare le masse avallando lo scempio con la sua presenza.

E comunque lo dice Strasburgo (non fossimo bastati noi cittadini) alla Diaz fu tortura. E qualcuno deve pagare. Non solo i poliziotti che parteciparono, ma pure chi ce li mandò.

Peraltro, De Gennaro ha un ruolo cruciale anche nella vicenda di Bruno Contrada. Premetto. A me Contrada piace poco, ma, seriamente, mica si può condannare uno per quello. Son necessarie le prove. Strasburgo ci ha cazziati anche lì. Primo perchè Contrada è stato condannato per un crimine non esistente nel momento in cui lui suppostamente lo commetteva. Ora. Già la retroattività è sgradevole a livello fiscale ed amministrativo, ma è ovvio a chiunque che non ti posso mandare in galera per un reato (anche quando tu lo abbia realmente commesso) che non esisteva mentre lo stavi commettendo. Viene a mancare un requisito fondamentale. La consapevolezza di commettere un reato. Per buon peso, la corte definisce questo reato di difficile definizione. Fumoso se preferite. E onestamente, cos’è il reato di concorso esterno in associazione mafiosa? Un escamotage per perseguire certuni e non certi altri. In zone ad alta densità mafiosa, sospetto che nessuno sia immune dal concorso esterno. E che certi siano addirittura in buona fede.

Resta il fatto che, ovunque c’è una grana di Stato grossa, questo De Gennaro riciccia. E anche Renzi, appassionato di rottamazioni, lo difende a spada tratta, laddove, suvvia, il nostro va per i settanta e sarebbe ben più rottamabile di D’Alema.

E se anziché scomodare principi di Peter e massime latine, ci trovassimo semplicemente davanti ad Hitchcock?


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