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Tragedia greca

Da Loredana V. @lorysmart

Letta sul web…mi è sembrata esplicativa, oltre che carina (e mi scuso anticipatamente per i termini un po’ forti)

– Yannis vive al disopra delle proprie possibilità giocando d’azzardo, andando al night ed a troje tutte le sere;

– Yannis va in rosso in banca;

– Yannis chiede un prestito al Babbo;

– Babbo presta i soldi a Yannis, ma a condizione che Yannis si dia una regolata e per un bel po’ mangi pane e cipolle;

– Yannis accetta;

– Yannis continua a giocare d’azzardo, andare al night ed a troje, però rinuncia al lunedì sera;

– Yannis va ancora di più in rosso;

– Yannis chiede un altro prestito a Babbo e promette di giocare d’azzardo, andare al night ed a troje solo il venerdì ed il sabato sera;

– Babbo accetta;

– Yannis ritorna a giocare d’azzardo, andare al night ed a troje, però solo due sere a settimana, e chiede un nuovo prestito a Babbo;

– Babbo si adira e non presta più soldi a Yannis;

– Yannis si arrabbia ed afferma: “Babbo, a queste condizioni non ce la faccio!”

Repubblica scrive un pezzo in cui dà la colpa alle politiche di austerità del babbo. La “ggente” si scaglia contro l’avido genitore, esaltando la reazione orgogliosa del bistrattato erede. L’editoriale sul Manifesto dà la colpa al neoliberismo. Borghi e Bagnai ce l’hanno col babbo perché non dà a Yannis i soldi del monopoli con su scritto “pagherò”.

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Questa l’ironia.

Vediamo invece il vero effetto della questione.

Tanti criticano Tsipras per la decisione del referendum: la decisione popolare è quanto di più democratico possa esserci, ma non è detto che sia la migliore e/o la più giusta. Quando si presentò alle elezioni, vincendole, il suo slogan fu “basta austerità”, ma questo appunto era solo uno slogan. Di fatto il nuovo governo greco non ha fatto nulla per stimolare il mercato del lavoro, liberalizzandolo, anzi, ha riassunto 4000 lavoratori statali che erano stati licenziati (e qui vedo forti analogie con l’assunzione dei 100mila precari nella scuola italiana e con la farsa della legge dello job act).

Se ripristini le precedenti condizioni, l’esito sarà sempre e comunque un aumento dell’indebitamento, ed è quello che è accaduto.

Molti sostengono che uscire dall’Euro e svalutando la moneta farebbe ripartire l’economia: nulla di più falso. Esiste quella cosa che si chiama “cambio”, e bisogna innanzitutto distinguere tra il cambio nominale (rapporto tra due monete) e quello effettivo o reale, che è dato dalla combinazione tra il cambio nominale e la reale produttività di un paese e la dinamica dei prezzi (mercato). Nel caso della Grecia, che ha un export praticamente nullo, si verrebbe a creare una fortissima svalutazione che non potrebbe essere in alcun modo compensata da un aumento di produttività, aggravata per giunta da costi molto elevati della pubblica amministrazione, da un regime di salari minimi obbligatori, da un sistema pensionistico insostenibile, da un corporativismo esasperato (e pure qui ci sono troppe analogie con la situazione italiana).

Non è affatto vero quindi che tornando alla moneta sovrana cesserebbe l’austerità. Anzi, la Grecia era già sull’orlo del fallimento ancora prima di entrare nell’area Euro.

L’esito del referendum è un’incognita: dovessero vincere i NO non si sa se gli stati creditori possano rinegoziare condizioni con Atene, la Grecia fallirebbe subito e sarebbe costretta ad uscire dall’Euro. Se invece vincessero i SÌ molti ministri hanno già preannunciato le dimissioni, e Tsipras e Varoufakis o chi per loro,visto che sarebbero sfiduciati in ogni caso, dovrebbero recarsi a Canossa a negoziare ulteriori condizioni.

La sostanza comunque non cambierebbe: la Grecia rimarrebbe comunque uno stato in default.

Le ripercussioni sugli altri paesi europei? La nostra situazione sarebbe molto difficile,nonostante le rassicurazioni di Padoan, perché siamo esposti per almeno 40 miliardi di euro. Non ci resta che sperare, in compagnia di Spagna e Portogallo.


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