Sarà capitato anche a voi. C’è un momento nella giornata, quello in cui si legge qualcosa prima di piombare nel sonno senza sogni della stanchezza, durante il quale, a volte, in un meandro del cervello s’accende una sinapsi. Ma la luce è troppo fioca, la stanchezza troppa, e quella sinapsi si perde prima ancora d’averti dischiuso un’idea.
Poi questa mattina, un commento di TADS, nel post qui sotto, ha fatto riattivare quella sinapsi. E anche altre.
Ma torniamo a ieri sera. Sto vagolando su Dagospia per un ultimo momento di cazzeggio, quando m’imbatto in questo articolo.
A me Dagospia piace bazzicarlo. Non son sicura che mi piaccia Dagospia (concettualmente, intendo), e men che meno son sicura che mi piaccia D’Agostino medesimo. Ma è un sito spessissimo ben informato. Soprattutto quando si parla di economia. Suppongo abbia ottime fonti.
Ma torniamo all’articolo, che, di gossipparo, alla fine, ha poco. Molto poco. Offre in compenso uno spaccato sul mondo imprenditoriale, politico, bancario che va al di là dello squallore del racconto.
E si raccorda con il commento di TADS.
Non ne faccio una questione di moralismo. Il moralismo, di per sé, è qualcosa che mi fa sorridere, e mi richiama alla memoria la vecchia di De André, quella che mai stata moglie, senza mai figli e senza più voglie elargisce consigli giusti. Però è pur vero che esiste un confine, nemmeno troppo labile e sottile, tra moralismo e degrado.
E d’un tratto le sinapsi s’accendono e tu hai, fortissima, la sensazione di sentirti come quello che guarda il dito anziché la luna. E che in fondo, piumini e borsette, made in Italy e made in China non siano la chiave del problema. E abbiano smesso di esserlo da tempo.
Quoto una parte del commento di TADS perchè lo trovo profondamente indicativo
Questa generazione di nuovi ricchi avvezzi ad impalcare lauti redditi sul superfluo fatto bibbia dalla imperitura lobotomizzazione di massa, punta al classismo di ritorno, alla libidine morbosa del negriero, la schiavizzazione reale, il delirio di onnipotenza, la gestione economica e non di pezzi di mondo. Una perversione pericolosissima, chi guadagna 8 miliardi di Euro non trova stimoli nell’arrivare a 9 bensì nell’esercitare un potere assimilabile a quello dei feudatari.
E mi dico, cazzo, è vero. Mi son messa a guardare il dito, perchè la luna faceva talmente schifo che preferivo far finta che fosse oscurata dalle nubi.
E rileggo Yuri Gaucho. Uno che non giudico. Vende qualcosa di suo, e il resto è inutile morale. E realizzo una cosa.
Che quanto dice TADS è senz’altro vero, ma anche che queste persone hanno ancora bisogno di accendersi per un’emozione. E’ solo che le emozioni correnti e comuni hanno smesso di avere un significato per loro. E allora arrivano gli Yuri, le cene eleganti, le narici infarinate, le ammucchiate.
Non stiamo a tirare in ballo i Buddenbrook e la decadenza. Per carità. Qui siamo su un piano ben più basso. Ben più infimo. Più spudorato, anche.
Eviterei anche i soliti rimandi all’etica e al senso comune, e al sentirsi comunità. Parliamo di un mondo che vive ormai totalmente scollegato da ogni realtà. Assolutamente autoreferenziale e concentrato sul proprio ombelico. Ogni cosa ha un prezzo e c’è un prezzo per ogni cosa. E siccome il marketing insegna che una volta che una cosa ha un prezzo, perde, automaticamente, di valore, ecco affacciarsi sulla scena gli Yuri piuttosto che la libidine morbosa del negriero o il delirio di onnipotenza.
Ma purtuttavia, anche nel loro delirio di onnipotenza non sono disposti a perdere quell’aura di rispettabilità che li circonda e che gli consente di vivere vizi ed emozioni private tra gli osanna del mondo.
Ed è questo, in fondo, mica i piumini, mica la mancanza di regole e la delocalizzazione delle produzioni che ci ha affossati, ci sta affossando e ci affosserà.
Perchè quello che nessuno dice è quanto questi potenti, una volta passati per il letto dello Yuri di turno con narici sapientemente imbiancate, diventino ricattabili. E quindi mercé di altri potenti. E tutto diventa scambio, lobby, sottobanco. E alla fine diventa primario non solo il tuo interesse, già abbastanza laido di per sé, ma pure quello dell’amico e dell’altro amico, e dell’amico dell’amico.
E non per un senso di casta o appartenenza. Ma per un timore derivante dalla ricattabilità. E questo è peggio. Assolutamente peggio. Perchè se i legami della casta si possono spezzare, pur con fatica, il potere del ricatto è formidabile.
E la loro pubblica virtù vale più di qualsiasi altro interesse, pubblico o privato che esso sia.
Ed è questo che ci condanna, noi come la maggior parte dei Paesi Europei ed industrializzati. La combinazione tra il delirio di onnipotenza di alcuni, che non avendo più nulla da aggiungere alle loro conquiste vogliono solo dimostrare di essere dei supremi burattinai, e i vizi privati di altri, che avrebbero modo e maniera per spezzare questa catena, ma che vi si asserviscono affinchè non emergano i loro vizi privati. Vizi che, sia detto per inciso, non nascono da pulsioni intime che sarebbero comprensibili e giustificabili, ma da un senso di noia, di mancanza di stimoli, di assenza di nuovi gingilli da comprare.