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L'abete, apprezzatissimo per la qualità del legname, non è una pianta autoctona; viene piantata artificialmente nei terreni più freschi e fertili. Un terreno fresco e fertile lo si riconosce dalla lussureggiante vegetazione erbacea in cui predominano le felci che ti possono arrivare fino alla coscia.
Immaginate cosa vuol dire lavorare in un ambiente così.
Oltre a ciò mi è stato chiesto di tagliare cespugli e alberi cresciuti nella sede di una vecchia strada forestale: erano così fitti che la strada di fatto era impraticabile.
Fra i due incarichi, detti la precedenza alla strada che si inerpicava sul versante della montagna.
Lavorai duro per giorni interi.
Quando facevo una pausa per andare a recuperare la tanica della benzina mi sorprendevo di quanta strada avessi fatto. Inesorabilmente, metro dopo metro, avanzavo. Percepivo un forte simbolismo in questa attività.
Dopo un paio di giorni provai a percorrere il nuovo tratto di strada con il mio Quad o, come dicono gli angofoni, ATV (All terrain veicle).
Fu un grave errore, il veicolo “per tutti i terreni” in realtà è un veicolo per quasi tutti i terreni. Se percorrete una strada in salita invasa da rami e polloni tagliati rischiate di ribaltarvi.
Quando vidi che la ruota sinistra non aderiva più alla strada e io ero fortemente sbilanciato sulla sella cominciai a sudare dalla tensione. Facendo marcia indietro e pregando di non far cazzate, riuscii a recuperare il mezzo e fare dietro front.
Se mi succedeva qualcosa ero a venti minuti di distanza dalla prima casa. Non vedendomi arrivare Marcus and family avrebbero dato l'allarme solo dopo le sette di sera. E io avrei atteso ferito o con qualche osso fratturato magari con il quad rovesciato addosso.
Strizzai la maglietta fradicia e sgomberai la strada da tutti i rami. Fu un lavoro di ore. Fatto ciò, non contento, tagliai raso tutti gli spuntoni che ancora spuntavano insidiosi.
Ora ero proprio curioso di scoprire dove conducesse la strada. Avevo faticato per centinaia di metri. Le strade forestali in realtà non vengono costruite allo scopo di collegare due località bensì quella di fornire un accesso al bosco ai mezzi meccanizzati per le operazioni di utilizzazioni e per l'antincendio boschivo.
Mi ci volle un altro giorno di lavoro per finire. La strada arrivava ad una radura circolare piuttosto insignificante. Le solite betulle, le solite piantine di mirtillo, qualche pietra affiorante coperta di licheni e un vecchio tronco schiantato.
Pensai, beh che cosa ti aspettavi, di arrivare ad una miniera, ad una casa abbandonata, ad un villaggio sperduto fra i boschi? No, una semplice radura.
Sorrisi della mia ingenuità e sedetti sul tronco a riposare.
Fu allora che aprii gli occhi e mi resi conto che da lì si la vista spaziava sul magnifico panorama della vallata. Vedevo le montagne circostanti, il profilo di ogni monte, i graffi rocciosi scavati dai ruscelli, le distese dei boschi, il verde grigio dei pini e quello più scuro degli abeti. Vedevo il fiume Malselva scorrere placido come un serpentello silenzioso, vedevo le anse sabbiose, l'acqua trasparente e fredda e poi, sparse, le casette di legno degli abitanti.
Mi colse un senso quasi di euforia.
Pensai, dannazione non mi manca niente. Ed era vero. Ero in perfetta salute, avevo un lavoro, vestiti, cibo nessuno mi perseguitava, sedevo su un tronco per una pausa che io avevo deciso e mi godevo un panorama magnifico, e cosa ancora più sorprendente, ero l'unico uomo al mondo che in quel momento godeva di una simile vista da lì.
Pensai, guarda quanta bellezza.
Chissà perché, come molti, solitamente me ne vado in giro appesantito da un fardello di frustrazioni, indaffarato nel compito sciocco e inutile di accontentare le aspettative della gente.
Vi deludo volentieri, ragazzi, lasciatemi fra le montagne e arrangiatevi.
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