Magazine Diario personale

Non mi piacciono gli altri.

Da Danilo Baccarani @dumbbac
Prologo
Michele: “Comunque...lo vuole sapere il mio problema? Non mi piacciono gli altri...”.
Psicologo: “Chi non le piace, per esempio?”.
Michele: “Ehhhh...c’ho una lista qui dentro”.*

Non sopporto i qualunquisti.
Non sopporto quelli che si definiscono fotografi. Poi prendono uno scatto, usano (anche bene) programmi di fotoritocco e hanno un'altra foto: completamente diversa e innaturale, perchè tanto la luce, i colori, le regole di scatto e di stampa non contano.
Non sopporto quelli che il posto delle loro vacanze è sempre più bello e più interessante di quello delle tue vacanze.
Non sopporto quelli che quando sono andati loro nel posto dove sei appena stato tu... beh, era nettamente meglio di adesso.
Non sopporto gli ambientalisti, gli integralisti, i moralizzatori e gli animalisti.
Intendiamoci, le cause sono tutte assolutamente condivisibili ma voi, cari amici (e ne ho tanti) esagerate.
Io il tofu (se posso) non lo mangio.
Non amo la caccia, anzi mi fa schifo, ma mi piace il prosciutto e il mio gatto(ammesso che ne avrò mai uno) è un animale e resta un animale.
Non è un amico con cui farmi una birra, non è una compagna, un’amante: e capisco l’affetto per gli animali, ma farlo diventare un’ossessione, proprio no.
Non sopporto gli estremismi.
Non sopporto quelli che "conosco un posticino dove spendi poco, ma mangi bene".
Poi ci vai, spendi poco per davvero ma mangi da schifo e le porzioni sono anche piccole.
Non sopporto quelli che il calcio fa schifo. La politica fa schifo. Al cinema? Solo i film divertenti. La radio non la ascolto perché non mi piace. Il giornale non lo leggo perché mi mette l'angoscia.
Poi scopri che: la loro squadra va di merda, politicamente votano da vent'anni sempre la stessa roba (o peggio non votano), guardano film spazzatura, ascoltano musica peggiore e per informarsi sfogliano Leggo, Torino Cronaca e Metro.
Non sopporto quelli che non pagano le tasse.
Non sopporto quelli che dicono di pagarle, non le pagano, e poi si lamentano se le cose vanno male.
Non sopporto quelli che non pagano il bus: poi quando beccano la multa si incazzano.
Non sopporto quelli che si incazzano quando prendono una multa.
Non sopporto quelli che parlano in gergo informatico: jailbrekkato, downloadato, customizzato, fillato, upgradato, downgradato, rebuildato e poi non sanno coniugare un verbo in italiano.
Non sopporto quelli che parlano solo di lavoro. Parlano di lavoro a lavoro, parlano di lavoro in pausa caffè, sigaretta e pranzo, parlano di lavoro a casa, parlano di lavoro sempre.
Non sopporto le mode. Anzi, non sopporto le tendenze: moda è un termine troppo(poco) generico e matematico.
Non sopporto Londra e non la trovo nemmeno così fantastica come molti che ci sono stati: però sappiate che se vi piace o vi è piaciuta, io a voi vi sopporto.
È la città che non sopporto.
Anzi, forse più della città sono gli abitanti che non sopporto.
Ma non tutti. Solo quelli che vivere a Londra è cool.
Poi sono di Viterbo, non hanno mai visto niente del mondo se non quattro insegne luminose in una piazza e su una di quelle c'era pure scritto TDK.
Non sopporto quelli che non si sentono italiani.
Lo so, spesso non è un vanto esserlo, ma come ha detto mio padre quando gli ho scritto che gli andalusi sanno vivere e non mi sarebbe dispiaciuto essere uno di loro: "Fatti furbo. È meglio essere italiani. A prescindere”.
Non sopporto le ingiustizie.
Non sopporto quelli che a tutti i costi si devono divertire.
Quelli che se non fai (sempre) le sei del mattino o se non hai vissuto la tua vita al massimo, non sei nessuno. Mah...
Non sopporto quelli che hanno talento e per troppo pudore tengono piccoli gioielli nei loro cassetti artistici.
Non sopporto quelli che ascoltano i The e giù il nome del gruppo e se non li conosci o dici che non ti piacciono, sei un cretino.
Non sopporto i falsi modesti.
Spesso sono io che non mi sopporto.
E se questo sfogo viene preso troppo sul serio, beh, sappiate che non sopporto quelli che non sanno ridere di se stessi.
E siccome io sono uno di quelli che non sanno ridere di se stessi, la proprietà transitiva anche questa volta è fottutamente dimostrata.
*Bianca di Nanni Moretti, 1984

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