Non è un periodo di buone notizie, come avete letto nel mio precedente post. Purtroppo, Asengard ha deciso di chiudere i battenti, potete leggere la notizia sul loro sito.
Non mi è facile esprimere la mia opinione, perché sono coinvolto emotivamente. Asengard non è stata solo la casa editrice che ha pubblicato i due volumi di Prodigium. E’ stata una piccola famiglia, la palestra grazie alla quale mi sono staccato da Estasia, ho tentato nuove strade, ho cercato la mia vera vena da scrittore. No, non voglio fare un post strappalacrime, ma è doveroso spendere qualche parola per ringraziare Edoardo Valesesia. E’ proprio grazie a lui, al suo editing, che ho capito molti dei miei errori di esordiente. Un po’ come una scuola, dove ho imparato la forma mentis e l’approccio analitico che mi sarà sempre utile in futuro, e ho compreso come focalizzare i miei sforzi per migliorare la scrittura, costruire storie più interessanti, rendere l’editing finale più aggressivo ed efficiente.
Un grazie, sentito e sincero.
Poi. La decisione di chiudere, che già conoscevo da qualche giorno. Credo che Asengard l’abbia riassunta in modo sintetico ed esaustivo. Non devo aggiungere altro. Anzi, altro lo aggiungo. E si chiama onestà intellettuale. Non è una novità che i piccoli editori siano i primi a crollare durante i periodi di crisi, quando il mercato impazzisce e non hanno i fondi e la forza per continuare. Possono stringere i denti, possono durare qualche anno in più. Poi, arrivati al copolinea, devono fare delle scelte. Rimanere sulla propria linea, oppure passare a metodi meno corretti, come l’editoria a pagamento.
Asengard ha scelto la prima strada. Chiudere con dignità, senza insozzare il proprio nome e gli anni di fatica e sudore, o dedicarsi a un business che non ha più nulla di editoria. Senza fingere, senza sotterfugi, senza case editrici satelliti a pagamento, senza trucchi strani che hanno lo scopo di spillare soldi agli esordienti.
No, non mi vergogno, sono orgoglioso di aver pubblicato con Asengard.
Piccolo editore, ma di grande dignità. Che ha saputo pubblicare libri degni del genere fantasy, così vituperato, con un’attenzione maniacale ai contenuti e al packaging. Un editore ha deciso di tentare generi di nicchia che in Italia vengono appena presi in considerazione, come il new weird. Scelta azzardata? Certo, i fatti lo dimostrano. In rete si urla sempre contro i soliti cliché, i romanzi per bimbiminkia, le robette preconfezionate importate dall’estero e i libri con livello celebrale piatto. Eppure, sono quelli che vendono, mentre chi osa viene penalizzato. Questa è la verità. La rete parla, urla, ma la sua eco nasce e muore tra i bit dei blog e di facebook.
Il vero campo di battaglia è la libreria.
E questo mi spiace. Anzi, mi fa incazzare. Certo, non sarò io a cambiare il sistema né a combattere contro i mulini a vento, ma ci tenevo a precisarlo.
Infine, domanda che vi siete già chiesti, immagino: cosa succederà a Prodigium? Donc, non mi interessa parlarvene oggi. E’ off topic. Ne riparleremo, ma più in là.