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Non Persone

Creato il 16 ottobre 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli

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I quotidiani drammi umani che succedono nel Mar Mediterraneo, riportando al centro della discussione politica i problemi dell’immigrazione, sono osservati in “Non Persone”, un testo di Alessandro Dal Lago del 1999. Il sociologo descrive i processi esclusione dei migranti nella società globale, attraverso un’analisi della paura dell’altro.

Nel testo pubblicato da Feltrinelli, Dal Lago trascrive un dialogo del 1996 “pochi giorni prima della regolarizzazione dei migranti irregolari fissata dal Decreto Dini”. Un cittadino albanese presenta al funzionario di una questura la documentazione per essere regolarizzato:

“Cittadino albanese: Ecco qui, ho tutti i documenti [...].

Funzionario: Ti ho già detto che manca la ricevuta del versamento Inps. Perché non ce l’hai?

C. A.: Perché il capo [il datore di lavoro italiano] non vuole pagare prima.

F.: Guarda che così non la posso accettare. Ci vuole la ricevuta [...].

C. A.: [Leggermente agitato] Io ho tutti i documenti a posto, perché non vanno bene?

F.: [Spazientito, dopo che il dialogo continua allo stesso modo per qualche minuto] [...] O  mi porti la ricevuta o la domanda te la riprendi. E se non la riporti completa entro il 31 sarai espulso”.

Lo straniero che presenta la domanda è già in una condizione irregolare, che però, in qualche modo gli permetteva di avere un lavoro. Ma in questo modo la sua condizione, pur precaria, può ulteriormente peggiorare,  fino a “cessare indipendentemente dalla sua identità sociale”.

Alessandro Dal Lago  definisce i migranti che vengono a trovarsi in questa condizione come non-persone (1999, p.207).

“Continueranno a vivere anche dopo, ma non esisteranno più, non solo per la società in cui vivevano come “irregolari” o “clandestini” ma anche per loro stessi, poiché la loro esistenza di fatto finirà e ne inizierà un’altra che comunque non dipenderà dalla loro scelta”.

Che qualcuno passi da essere persona a non-persona non sembra destare particolare stupore, né l’espulsione degli stranieri sembra interessare molto l’opinione pubblica.

“Perché noi, cittadini liberi, cui nessuno può imporre un provvedimento di perdita della libertà (se non di detenzione dopo una condanna penale) siamo resi miopi dal godimento dei nostri diritti”.

Il testo di Alessandro Dal Lago prosegue con una descrizione sulle pratiche carcerarie che portano, a volte, alla distruzione della persona attraverso pratiche disciplinari di obbedienza cieca, umilianti, alteranti del senso del sé, che annullano la persona mantenendo in vita il corpo.

Ma “per il patriottismo urbano o di quartiere i migranti sono criminali che minacciano la sicurezza della vita pubblica quotidiana”.

“Un nemico pubblico ideale per ogni sorta di rivendicazione di ‘identità’ nazionale, locale o settoriale”.

Senza entrare nel merito delle discussioni pubbliche, delle paure sulle quali fanno leva, del senso di minaccia a cui danno voce, esse sono da considerare vere nel senso che rivelano la natura profonda della società di “accoglienza”.

Melissa Pignatelli

Testo: Alessandro Dal Lago, Non Persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1999.

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