Racconta il New York Times che negli Stati Uniti si assiste a un fenomeno quanto meno sorprendente: la progressiva scomparsa dei libri illustrati per bambini.
Le case editrici ne pubblicano sempre meno, le librerie hanno ridotto gli spazi negli scaffali per questo tipo di libri e soprattutto i genitori li disdegnano e preferiscono per i loro figli piccoli i libri di solo testo.
La crisi economica ha senz’altro un peso, ma gli osservatori vedono altri motivi. Per esempio, le pressioni dei genitori sui bambini della materna e della prima classe perché ignorino i libri con le figure e si rivolgano piuttosto verso letture pensate per ragazzini più grandi. Aumentano, dunque, le aspettative sui figli e il desiderio di stimolare e accrescere precocemente le loro capacità cognitive con l’idea che questo possa garantire futuri successi nella vita.
Triste eh?
Ora io non voglio attaccare un pippone (si può dire pippone?) nostalgico del tipo “ai miei tempi” su come erano belli i miei libri illustrati, su quanto mi hanno fatto felice, su quanto mi hanno fatto crescere. Ve lo risparmio. E però. Intanto, non è scontato che i contenuti dei libri illustrati siano meno complessi di quelli con solo testo. Basta saper scegliere. E poi, queste pressioni, queste aspettative diventano negli anni macigni di stress e di paura di non essere all’altezza e di rappresentare una delusione per i genitori. Tutto materiale da sedute con l’analista, che poi tocca accendere un mutuo per pagare le parcelle stellari!
L’importante è, secondo me, insegnare ai nostri figli, fin da piccolissimi, il piacere di tenere in mano un libro, di annusare il suo odore cartaceo e naturalmente di abbandonarsi e farsi risucchiare da storie e avventure. Il libro, come scrive Jorge Luis Borges, è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi, donne e uomini.