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Fabio Brotto scrive: “Il pensiero della non esistenza di Dio è già un pensiero metafisico. Fondato su una proposizione dichiarativa-metafisica. In questo senso, tutto il gran darsi da fare di materialisti di ogni tipo per smontare la plausibilità della credenza è la conferma del fatto che il pensiero umano ha sempre bisogno della trascendenza, anche nella sua negazione. E il motivo è semplice: anche il pensiero più ateo è per sua natura una realtà trascendente. Mi impressiona, in questo senso, la faciloneria con cui si usa il termine «realtà» (oggi molto più usato del termine «verità»). Esso è maneggiato da tutti in modo superficiale ed acritico. Come se non fosse una bomba metafisico-epistemologica” (Brotture, 17.4.2011).
Sciocchezze sentite mille volte, e che possono anche sembrare profonde, ma siamo a quel livello di logica che consente a un prete, trionfante sull’ateo al quale sia scappato un “porcodio”, l’esclamazione “ma allora vedi che sei costretto ad ammetterne l’esistenza?”, montandosi la testa fino a sentirsi un sant’Anselmo. Logica che al primo “perbacco” è costretta a mettere sullo stesso piano (fenomenologico e perfino ontologico) Dio e Bacco.È il solito sillogismo zoppo che ci perseguita da secoli: se penso Dio, Dio è nel mio pensiero; è l’ente propriamente metafisico, e quindi il mio pensiero non può che avere dimensione congrua a Dio; non posso negare l’esistenza di Dio senza negare la piena dimensione del mio pensiero, e quindi io esisto solo se esiste Dio. E Bacco no?Prima che epistemologica, la bolla di scollamento è linguistica: il trucco del treccartaro qui sta nel fare scivolare, fino a separarli, il piano del significato su quello del significante, e più la mano è lesta, più il trascendente pare plausibile fino al necessario, come contenuto e contenente della bolla.
Ma prima di tutto: cos’è una proposizione “dichiarativa-metafisica”? I sudati tomi di filosofia e teologia non ne danno notizia, sarà un concetto introdotto dal Brotto. Non lo spiega, sicché siamo costretti a congetturare. Se la “proposizione dichiarativa” è la subordinata completiva di una frase che lega a Bacco il predicato di compresenza, allora nel dire “Bacco non c’è” faccio “proposizione dichiarativa-metafisica” dell’esistenza di Bacco? O è questo o Brotto l’ha butta lì solo per impressionarci un po’. Se lo escludiamo, perché il Brotto si atteggia a persona seria, dobbiamo ritenere che per lui è vero – o reale, a piacere – ciò che è partecipato (completivamente) di compresenza metafisica, per il solo avere un predicato (non importa quale): neghi l’esistenza di Bacco e, oplà, gli dai vita. Se poi neghi l’esistenza di un creatore onnipotente e onnisciente, eccolo, l’hai creato (e allora vuol dire che lui ha creato te).Insomma, detto in posa solenne: “il pensiero umano ha sempre bisogno della trascendenza, anche nella sua negazione”. Messa così, la cosa sembra quasi reggere. Zoppica, è vero, ma, se proseguiamo zoppicando anche noi, ci raggiunge e ci convince: andiamo tutti a farci una bevuta da Bacco. Venga pure Brotto, non può negarsi.
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