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Non sarà come l'Inghilterra e potrebbe essere meglio

Creato il 04 novembre 2013 da Rightrugby
Non sarà come l'Inghilterra e potrebbe essere meglio Restiamo concentrati sui Test Match autunnali e proseguiamo il confronto a distanza con Mick Cleary - gli giriamo anche questo post via Twitter e ci auguriamo che Google Transaltor funzioni bene. Il nostro dalle colonne del Telegraph scrive che il Galles ha sì le star, ma che dovrebbe essere più simile all'Inghilterra per sconfiggere gli avversari dell'Emisfero Sud. In questo giro la nazionale di Warren Gatland affronterà il Sud Africa, l'Argentina, Tonga e Australia, per rendere emozionante la chiusura della parentesi internazionale con un confronto che negli ultimi due anni si è trasformato in un romanzo. 
Il Galles, per Cleary, diventa piccolo quando ci sono di mezzo neozelandesi, Springboks e Wallabies. In effetti l'Inghilterra un anno fa si prese lo scalpo degli All Blacks e sabato ha battuto gli australiani, mentre i gallesi hanno totalizzato otto sconfitte di fila proprio con l'Australia. I neozelandesi non li mettono all'angolo dal 1953, l'ultimo - ed unico - successo in 107 anni di confronti con i boeri è del 1999 e l'opinionista inglese ricorda come in quel caso Nick Mallett schierò una formazione di basso profilo. E' vero, gli inglesi pur non disputando la miglior partita, hanno un commitment tale per cui riescono a fare loro il risultato finale, con un gioco abrasivo, per linee dirette e con il guizzo del singolo più in palla della giornata (Mike Brown, ad esempio). Il Galles non ci riesce e negli ultimi tempi si schiera con Leigh Halfpenny, Jamie Roberts, George North, Alex Cuthber - ai quali si è aggregato Jonathan Davies. E ancora Toby Faletau, Sam Warburton, Justin Tipuric, Alun Wyn Jones, Adam Jones... Citiamo gente che ha in gran parte composto i XV dei Lions che hanno vinto la serie Down Under la scorsa estate, con Halfpenny sugli scudi e Davies che ha sostituito nel match decisivo Brian O'Driscoll. Dunque, i Red Dragons dovranno essere più come gli inglesi, ma intanto hanno la quota maggiore sul successo del tour. 
L'Inghilterra contro l'Australia ha vinto anche il Mondiale 2003, guidata da Clive Woodward con finale a Sydney. Da allora, è alla ricerca di se stessa, fatta eccezione per l'altra finale, RWC 2007, persa con i sudafricani. Il Galles ha sfiorato la finale in Nuova Zelanda (inglesi fuori ai quarti dopo un torneo indimenticabile per le polemiche durante e dopo), andando a sbattere contro il palo o passandoci radente nella semifinale con la Francia, ma in nove anni di Six Nations ha vinto quattro volte: 3 Grand Slam e il trionfo nello spareggio contro gli inglesi (toh) quest'anno. Onestamente, il gap tra i due emisferi è talmente evidente - eccezion fatta per i Wallabies che attraversano un periodo da analisi psichiatrica - e ciò è quanto effettivamente possa passare il convento. 
Se gli All Blacks stanno esportando con i loro successi un nuovo modus operandi, se gli Springboks restano fedeli alla loro indole e mettono alle strette i campioni del mondo in carica nel Championship (contribuendo a darsi delle mazzate dannosissime per distrazioni difensive), il Galles al nord a modo suo ha introdotto qualcosa di nuovo sul campo dove la finalizzazione del trequarti è il frutto di un lavoro asfissiante della mischia - quando il pack non funziona, il resto della squadra lo segue a ruota e non reagisce minimamente, quando al contrario ha i giri giusti trascina con sé addirittura il lezioso e vanitoso Mike Phillips, uno dei primi mediani di mischia boreali a muoversi attorno ai raggruppamenti da terza linea aggiunta, secondo gli schemi e i prototipi di giocatore moderni. 
Al di là delle considerazioni precedenti, questo autunno è un passaggio chiave per i dragoni rossi: se il bilancio sarà positivo potranno bussare alla porta di Cleary, al contrario se le cose dovessero andar male il pensiero indicibile di dover assomigliare davvero ai vicini mal digeriti assumerà ulteriore consistenza. Ma a Cardiff sanno come giocare brutti scherzi agli inglesi.
(Post sentimentalmente di parte, ma in campo ci si schiera)

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