Per celebrare il quindicesimo anniversario della Asylum, la putrida casa di distribuzione di merdackster (merda + blockbuster), parliamo di tre pellicole scelte appositamente da me medesimo. Durante il primo appuntamento abbiamo parlato del memorabile Titanic II giungendo a conclusione che se la sceneggiatura dice che ci sono scene al buio, non devono proprio essere realizzate a luci completamente spente. Detto questo, passiamo al secondo capolavoro.
L’Asylum ha una principale caratteristica. Va su un qualunque sito di cinema, vede quali sono i prossimi blockbuster in uscita e quindi realizza filmacci “ispirati” a quelli veri, con un ottantesimo del budget dell’originale, anticipandoli sul tempo. Se Titanic II era stato uno dei casi più unici che rari nella storia di questa casa di produzione, Paranormal Entity, come potrete intuire, si riallinea nelle idee di base di questa major. Major non è forse il termine giusto ma, cortesemente, sorvoliamo. Il film che tratteremo oggi è la copia sputata, con qualche modifichina, di Paranormal Activity. Però c’è da dire che in questo caso, l’Asylum può competere con la pellicola originale essendo stata realizzata con un costo pari al resto del pane del lunedì mattina. Perciò si prende la palla al balzo e tutti, carichi come delle mine, corrono a realizzare una pellicola in pieno stile mockumentary tentando di moltiplicare la sensazione di terrore. Fallendo clamorosamente. Ma avevate dei dubbi? Perciò, suddividendo la recensione in quattro punti, andiamo a vedere che razza di merdaio ci ha lasciato l’Asylum in un dvd.
So che dovevo buttarmi su questo.
Punto primo: L’audio, le parole e le urla. L’audio è un casino. Cioè ma non quel casino nel senso che devi rimanere costantemente con il telecomando in mano per abbassare o alzare il volume a seconda della circostanza. E’ un casino perchè è assordante, rumoroso e troppo tropposo. In un horror è normale che ci siano delle urla. Ma, essendo tutta la pellicola filmata con una vera videocamera amatoriale da turista, talvolta l’audio si distorce e provoca quell’effetto gracchiante fastidiosissimo. Di solito esiste anche l’editing audio durante un montaggio ma il regista se n’è fottuto bellamente aggrappandosi alla scusa paraculo della situazione ovvero “Così è realistico”. Insomma, i dialoghi che ci sono sono per la maggior parte inutili. Mi correggo, tutti i dialoghi sono completamente inutili considerando che non esiste una storia ma a questo ci arriviamo dopo. E con questo non dico che i personaggi non parlano, eh? Anzi parlano veramente tanto, troppo. Gran parte degli avvenimenti, che avrebbero giovato alla spettacolarità della pellicola se realizzati decentemente, accadono a telecamera spenta perciò assistiamo spesso a monologhi del personaggio di turno che racconta tutto quello accaduto guardando verso l’obiettivo. E mettendoci una vita. D’accordo che sei scosso/a, d’accordo che hai paura, d’accordo tutto ma, cazzo, fateci vedere qualcosa.
Punto secondo: gli avvenimenti e le apparizioni. Ma che apparizioni. In questo film non c’è uno straccio di un fantasma, un’ombra o un escremento sovrannaturale. Niente di niente. Certo, nemmeno in Paranormal Activity c’era nulla (ad esclusione di un’ombra contro la porta in una scena) però, almeno quello, qualche sensazione di tensione e ansia te la regala. E qualche sensazione te la regala anche questo film ma, in questo caso, stiamo parlando più di nausea e simili. Come detto precedentemente, in questa pellicola non accade veramente nulla e il tutto è organizzato veramente male, senza un ordine e senza impegno. Quindi ci troviamo scene interminabili in cui l’incredibilmente imbecille protagonista, che filma tutto per non si sa quale oscura ragione, chiama la sorella per tutta la casa per minuti e minuti senza che accada assolutamente nulla. Un minuto “Samantha?” Due minuti “Samantha?” Tre minuti “Sam?” Oh, una variante, bisogna apprezzare questi cambiamenti minimi. Quattro minuti “Samantha?” Ah, ecco. E via così per sequenze interminabili che, comunque, sono degli ottimi momenti in cui lo spettatore può cominciare la sua pennichella. Come è capitato a me. In contrapposizione a questi eterni momenti di presunta tensione, abbiamo delle scene superflue (tipo la madre che telefona a casaccio) o dei momenti in cui assistiamo a qualche apparizione. Ovvero qualche cosa che cade, delle gran urla perfora timpani, qualche colpo contro la parete/la porta/qualcosa e poi in pochi secondi stop, tutto finito, schermo nero. Cioè, le uniche cose interessanti sono quelle e tu me le tagli subito. Montatore, non hai capito un cazzo nemmeno tu.
Punto terzo: la storia o quel poco che ne rimane di essa. Vi giuro, dall’ora e 15 minuti fino al termine del film abbiamo tipo cinque minuti di risate interminabili. Per un’ora e 15 minuti abbiamo Thomas e Samantha, fratello e sorella, che vivono con la madre. E per un’ora e un quarto telefonano continuamente al demonologo che è in vacanza. E nessuno è in grado di rintracciarlo. Nessuno. Quindi via con delle gran segreterie telefoniche. I tre pagliacci cercano il demonologo perchè, durante il tentativo di contattare il padre defunto (credo), trascinano un demone nel mondo terreno. Che non si sa chi sia, come sia, perchè sia qui e cosa ci faccia. Nulla di nulla. Le scene meravigliose sono due: la prima è il figlio che dice a madre e sorella di andare in albergo mentre lui decide di rimanere nella casa per filmare tutto quello che accade, costruendo un incredibile sensore di rilevamento dei movimenti.
Genio. Non ho altre parole. Genio.
La seconda scena meravigliosa è quando, finalmente, dopo 75 minuti di pellicola, il demonologo arriva nell’abitazione dei malcapitati dopo che la madre è stata ricoverata in ospedale perchè si è tagliata le vene mentre era posseduta dal demone. I tre parlano e discutono. Stacco. Ripresa. Il demonologo è stato ucciso. Insomma, come si fa a non ridere? Dai, un’eternità per chiamarlo e farlo venire a casa propria e poi in dieci minuti muore non si sa come durante un finale confuso anche ad un professionista come Lynch. Prima, vivo. Trac, morto. Grasse risate.
Trac, morto. Quante risate in casa Asylum.
Punto quarto: i personaggi. Cioè, sul serio in un film della Asylum volete che vi descriva i personaggi? La madre è intelligente fino a metà pellicola poi decide di lasciare il figlio minorenne da solo a casa con un probabile demone mentre scappa in albergo con la figlia maggiore. Samantha, la figlia/sorella, non fa altro che stare ferma dire qualcosa ogni tanto, sparare urla terribili e guardare con gli occhi spalancati tipo occhi da cernia. Thomas, il figlio/fratello, è un demente. Filma tutto non si sa perchè. Ha idee oltre il limite della decenza e non merita altre parole in questa mia pseudo recensione.
Quindi, cercando di concludere e di tessere le fila di questa pseudo recensione di una così putrida pellicola, mi sento di dire che Paranormal Entity è una vera merda. Tutto qui.