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Dunque: sono diversi giorni che provo, in vario modo e rispettando le proprie diversità, ad interpellarli sulla legge elettorale: chiedendo se preferiscano il maggioritario al proporzionale, le preferenze alle liste o ai listini bloccati, i collegi uninominali, uninominali proporzionali, uninominali maggioritari, i sistemi nazionali unici, sistema spagnolo, Italicum, Mattarellum e via dicendo.
Sono onesto: pochi, davvero pochi (per non dire nessuno), sono riusciti quanto meno a barcamenarsi e a costruire una definizione attendibile alle varie cose sopra elencate. Non è roba che interessa le sensibilità delle persone - per lo più mi è stato risposto in un modo del genere. Soprattutto, però, davvero sopra a tutto, c'era una questione, che andava oltre il conoscere (o capire) quello di cui si stava parlando: nessuno ha saputo dare una spiegazione su quale fosse il migliore sistema elettorale per il nostro Paese - e salvo fraintendimenti, tutti avrebbero voluto saperlo, avrebbero voluto avere la soluzione in tasca, e soprattutto, di nuovo, tutti erano d'accordo su una cosa: serve, adesso, trovare la soluzione.
È solo che quella soluzione non passa attraverso le decisioni della gente comune. È completamente inutile fare consultazioni popolari, referendum on line, scelte di qualsiasi genere, su certi temi. Meccanismi, e conoscenze necessarie, sono troppo lontani dalla gran parte della gente. Per essere chiari, non serva a un cazzo quello che sta facendo il Movimento 5 Stelle sul blog di Grillo: non serve perché quei pochi - sempre più pochi - che partecipano alle votazioni, non ne sanno un cazzo di quello per cui stanno votando. Perché quelli che votano, sono il mio mondo, il mio campione, il mio Paese. E dunque al di là delle spiegazioni dell'intellettuale organico di turno, non hanno minimamente idea su cosa stiano decidendo - e soprattutto, ancora, di quale sia la proiezione futuribile delle proprie scelte. Soprattutto, di nuovo, la definizione "collegio intermedio proporzionale" che hanno votato, non significa granché, anzi - ma questo sarebbe un discorso di sostanza, e qui si parla di metodo, dunque andiamo oltre.
Esiste in questo Paese una democrazia rappresentativa, grazie a Dio. E quel "rappresentativa" sta a indicare che noi abbiamo dato delega a qualcuno di rappresentarci, lo abbiamo scelto - al di là delle chiacchiere sulle preferenze - e ci siamo affidati a lui, o al partito che lo ha scelto - è indifferente, francamente. Lo abbiamo messo lì per fare queste cose, le leggi appunto, al posto nostro: perché noi non siamo legislatori, e nella fattispecie non siamo costituzionalisti, o non frequentiamo abitualmente (almeno non tutti) Sartori a cena - con tutto il beneficio del dubbio, anche perché Sartori di confusione a 'sto giro, un po' ne ha fatta. Facciamo così, affinché noi si possa stare nei nostri posti di lavoro, e loro, i politici eletti, nei loro: a studiare, a discutere, a scegliere, per noi.
(Nota: è aperto il contest "Sì, e tu fidati ancora dei politici, che stai fresco"; vi aspetto numerosi).
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