Mai titolo fu più azzeccato. Deve averlo pensato anche questo ragazzo, spalmato contro le porte della metropolitana in un’ora non ben precisata di un giorno qualsiasi in un vagone centrale della linea gialla, fermo con le porte spalancate nel piovoso inverno milanese. I passeggeri sono visibilmente infastiditi: c’è chi srotola la sciarpa, chi sbuffa, chi guarda l’orologio. Nei minuti in cui il treno resta fermo il ragazzo non distoglie gli occhi dal libro: rimane immobile nella sua posa plastica, con lo zaino buttato ai piedi e i capelli che spiovono con nonchalance sulle pagine. Solo quando le porte finalmente si chiudono e il treno riparte getta uno sguardo intorno a sé, come per accertarsi che il mantra che tiene tra le mani abbia funzionato.