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<< Una persona che pensa solo a fare muri e non ponti, non è cristiana. Questo non è nel Vangelo >>. Così papa Bergoglio durante il viaggio di ritorno dal Messico. Sentendosi chiamato in causa, il candidato alla Casa Bianca Donald Trump (cristiano presbiteriano) ha sbottato replicando che il papa è un personaggio molto politico. Bergoglio non si è scomposto: << Grazie a Dio ha detto che sono politico, perché Aristotele definisce la persona umana come animale politico, e questo significa che almeno io sono una persona >>.
Non stupisce che il pontefice citi Aristotele, che possiamo definire come il filosofo di riferimento di Santa Romana Chiesa. Ci pensò Tommaso d’Aquino a “cristianizzarlo”, sebbene la dottrina aristotelica fosse lontana da quella cristiana. Si poneva il problema metafisico dell’immortalità dell’anima che il filosofo greco apparentemente negava nei suoi scritti: essendo essa forma del corpo, come poteva sopravvivergli? Nonostante il neoplatonismo si prestasse meglio a questa tesi, sostenendo il dualismo tra soma e psiche, l’Aquinate trovò uno spiraglio nel De Anima, dove Aristotele accenna al fatto che l’attività razionale dell’anima si svolge indipendentemente dal corpo. La nozione di intelletto agente, facoltà conoscitiva superiore, è espressa a dire il vero in maniera confusa, potrebbe trattarsi di un dettaglio poco significativo: Tommaso la utilizzò tuttavia come grimaldello per interpretare il pensiero aristotelico su base cristiana.
Per inciso: Aristotele arriva in Occidente intorno al 1000 per mezzo di Averroé, ovvero Abū al-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad Ibn Rušd. Anche la religione musulmana, come il Cristianesimo, era alle prese con questioni filosofiche simili; aveva inoltre necessità di accreditarsi presso le classi più elevate e colte delle terre che stava rapidamente conquistando. Ora: l’Islam vorrà pure distruggere il Vaticano, come sostiene Trump (buon motivo per farsi eleggere, secondo lui), però contribuì alla rifondazione della nostra religione su fondamenti aristotelici, tanto che questi costituiscono ancora oggi la dottrina filosofica della Chiesa di Roma.
Aristotele non è solo metafisica, ma anche etica, biologia, retorica. L’uomo è un animale sociale, afferma nella Politica. La socialità e la capacità di usare la ragione, per distinguere “l’utile dal dannoso, il giusto e l’ingiusto”, rappresentano le caratteristiche che distinguono l’uomo dagli altri esseri viventi. Il termine greco che traduce meglio l’espressione "sociale" è politikós: da pólis, città, che significa anche comunità organizzata in cui si svolge la vita umana. Chi non sta in una comunità, sostiene Aristotele, è una bestia oppure un dio.
Se tutto ciò che riguarda la comunità in cui l’uomo vive è politica, anche ciò che facciamo o diciamo è politica. Ogni nostra attività (práxis, il fare umano) è sociale e dunque politica.
Senza far dire ad Aristotele più di quanto non abbia detto, non si può non fare politica, non si può non parlare di politica. Ogni gesto e ogni parola hanno un significato politico, perché si esprimono nel mondo della vita associata di comunità. Aristotele depotenzia riducendo al nulla tutte le polemiche sui “magistrati che fanno politica” che in Italia sentiamo da un ventennio in qua. Citato da Bergoglio, Aristotele silenzia pure la vis polemica di Donald Trump che, timoroso di perdere l’elettorato cristiano, si è immediatamente rimangiato quanto detto (<< The Pope is a wonderful guy >>. Yep!). Perché è naturale che il papa faccia politica e non potrebbe non farla.
(Vignetta tratta da "Il Manifesto". Post dedicato alla cara memoria di Umberto Eco)