Ci sono momenti in cui un vuoto d’aria ti sveglia e per un attimo ti sale la paura di non ricordare in quale città ti trovi.
Guardi fuori dal finestrino e ti viene in mente che non sapresti dire se stai andando o tornando; che in quel posto sei già stato, in modi e in occasioni diverse; e la luce, e i sapori, e i discorsi, sembrano aver aspettato insieme a te quel momento.
Quando torni, ti hanno chiesto, con la leggerezza delle domande semplici, che certe domande sarebbe meglio lasciarle sepolte dove stanno; non ricordi quando è stato il momento preciso in cui hai deciso di andare, forse mai, forse hai solo vissuto mentre il mondo ha cominciato a girare sotto ai tuoi piedi.
È lui quello che sta andando, mica tu.
La gente scende dall’aereo finché non rimani da solo tra i tanti sedili. Assapori quell’immagine da film, finché ti alzi, prendi il solito zaino, saluti le hostess ed esiti un attimo prima di mettere il primo piede sulla scaletta.
Guardi cielo e respiri vento.
Torno presto, hai risposto.
Ma non era vero.
Non si torna mai indietro.
Nemmeno con un biglietto aereo.