Tempo fa, qualcuno, e non ricordo chi, durante una conversazione sulla letteratura in generale e sul suo significato in questi nostri giorni, fece riferimento a Massimo Rizzante.
Ammetto, con umiltà, che semplicemente il nome mi ricordava qualcosa, ma nient’altro.Ho deciso finalmente di chiedere maggiori ragguagli al Prof. Google e ho trovato due siti che ne parlano, o meglio, citano l’ultimo suo saggio pubblicato, appunto “Non siamo gli Ultimi”.
Estrapolando molto, riporto di seguito alcune risposte di Rizzante a Federica D’Amato qui
“In una società come la nostra, falsamente democratica, tutti hanno diritto a tutto e nessuno ha più il senso della misura. In altre parole, nessuno è disposto a riconoscere una qualche autorità al passato. Ora, senza la costante invenzione del passato, della tradizione, l’arte si riduce a una trouvaille o al bestsellerismo o al limite a grafomania.In altre parole, i giudici dell’opera diventano gli uffici commerciali delle case editrici, i manager delle scuole di scrittura o gli stessi scriventi… E, naturalmente, i lettori… Ma chi sono i lettori, oggi, se non dei collezionisti di trouvailles e best-seller? Se non, al limite, degli aspiranti allievi della Holden di Baricco, la Biancaneve della nostra letteratura contemporanea? Bisogna essere umili, e riconoscere la mediocrità. Bisogna essere generosi, e riconoscere la grandezza. Bisogna essere coraggiosi, e riconoscere i limiti della nostra provincia linguistica e letteraria. Come chiedere tanto realismo a chi vive in una fiaba?”
E ancora:
“… All’epoca – eravamo a metà degli anni novanta – ho letto un saggio di Octavio Paz,
La otra voz, quasi un testamento letterario.
Paz parla della poesia come «antidoto» al mercato. Da dove viene la forza di questo «antidoto»? Per la prima volta, in modo chiaro e ineluttabile, compresi che l’opposizione tra poesia e modernità non è accidentale, ma consustanziale. Il poeta guarda al passato, a tutto il passato poetico e umano, come una casa aperta. Il suo compito è quello di integrare nel presente, di rendere contemporaneo quell'immenso patrimonio, consapevole che come scrive Paz:
‘Una poesia può essere moderna per i suoi temi, per il suo linguaggio, per la sua forma, ma quanto alla sua natura profonda essa esprime una voce anti-moderna La poesia esprime realtà estranee alla modernità, mondi e strati psichici che non soltanto sono antichi ma anche impermeabili ai cambiamenti storici.’
Non so se siamo alla fine della modernità, già oltre, o, senza saperlo, siamo precipitati all’indietro di secoli. Quello che so è che «l’altra voce», cioè come afferma Paz, la voce che «ha mille anni, la nostra età e tuttavia non è ancora nata», quella voce che non porta il nostro nome, non deve estinguersi. A costo di assomigliare a una voce dell’oltretomba.”
Qui invece leggo:
"La letteratura non finisce con i nostri padri e nonni, ma continua con noi, e con chi verrà dopo di noi. Una fiammella importantissima da tenere accesa nel buio lancinante di questo universo caotico e assurdo in cui viviamo.
Ci sono pagine del libro dedicate a Coetzee e a Bellow, a Bolano e a Svevo, davvero vertiginose per capacità di penetrazione e per passione di vita, ma soprattutto c'è dentro una polemica continua, e tuttavia mai astiosa, contro il tempo in cui viviamo, segnato dalla velocità e dal consumo, dalla fretta e dall'istantaneo.
E' l'eterno presente che ci divora, giorno per giorno, cancellando quel deposito intangibile che è la letteratura stessa, quella del passato come quella del presente.
In una bella recensione di Non siamo gli ultimi, che si legge in rete (NazioneIndiana) Gianni Celati parla dell’attuale letteratura industriale come il punto in cui ci si dedica maggiormente al massacro dell'eredità di cui i libri sono portatori. La cultura audiovisiva - televisiva in particolare - congiunta al lavoro dei manager fa dei libri “neutri oggetti di profitto”.
Rizzante è stato uno dei pochi a percepire attraverso il suo sguardo ampio e cosmopolita quello che stiamo perdendo.'La letteratura è una fiammella da tenere
accesa specie in tempi segnati dalla velocità
e dal consumo, dalla fretta e dall'istantaneo.'
Massimo Rizzante - Non siamo gli ultimi. La letteratura tra fine dell’opera e rigenerazione umana (Effigie, 2009)