Perché c'è una giustificazione a tutto: 1. lo fanno anche gli altri - eppure erano scesi in campo dicendo di essere diversi e volendolo dimostrare a tutti i costi; 2. il sistema è così, se lo rifiutiamo non ci eleggono più - eppure se fossero realmente un'alternativa, non avrebbero il problema di pagare per essere intervistati, perché lo si noterebbe; 3. i giornalisti sono tutti corrotti da chi detiene il potere - eppure è un gioco (pagare per essere intervistati), in cui hanno partecipato anche i grillini.
Da un lato, pertanto, ci sono le mezze verità, perché i tre punti possono essere veri, ma ci si accorge che non sono giustificazioni di alcun tipo, mezze verità perché nascondono dietro una facciata "pulita" una verità nascosta; dall'altro c'è una difesa a priori: "noi siamo diversi". Ma anche questa non regge più. E come in un girone dantesco - d'altronde l'Italia è succube di anticicloni infernali -, i grillini vengono tacciati con lo stesso qualunquismo di cui si sono fatti portavoce: siete tutti uguali.
Appena entrati nell'oliata macchina del potere, invece che prendere la forma di quel granello di sale che avrebbe dovuto romperla, hanno compartecipato ai giochi della politica. Non l'hanno ribaltata né denunciata, ma hanno tranquillamente preso i soldi pubblici per pagarsi le interviste. Legittimo, certo! Giusto, un po' meno.
Finché si trattava di moralizzare gli altri, erano in prima fila, adesso che sono stati trovati con le mani nella marmellata (come gli altri, va bene, meno peggio degli altri, ma non è una categoria l'essere meno peggio, soprattutto se si vantavano di essere diversi) continuano ad accusare gli altri.
Qui non è un problema di gruppi politici, qui la questione è di sistema. E c'è ben poco da immaginarsi diversi, se dentro a quel sistema si sta iniziando a sguazzare: hanno accettato il sistema!
"Era tutto pubblico", dicono. Eppure nel loro sito non si trova alcuna denuncia di questo mercato di propaganda politica, men che meno nel blog di Beppe Grillo. C'è un lunghissimo bilancio, ma forse questa notizia meritava ben altro rilievo (tanto che molti partecipanti politici del movimento non ne sapevano nulla!!!), e comunque non si legge da nessuna parte di questa "fantomatica" discussione sul pagarsi le interviste. Se non si trova, evidentemente non c'è...
Inoltre, il discorso di Favia, "finché c'è questo giornalismo dobbiamo pagare", ripercorre il "se accetti un sistema..." di cui sopra, non regge dal punto di vista logico. Perché è proprio pagando per fare propaganda che si distrugge il giornalismo e la politica che, al contrario, si diceva di costruire;
Ed è proprio un precipitare, nei giorni di San Lorenzo, come comete che passano dalle stelle alle stalle.