Se siete qua significa che avete una connessione Internet, e avere una connessione Internet di questi tempi è la sola condizione necessaria per sapere cosa sia Annientamento.
Per chiunque sia appena tornato sulla Terra da un viaggio interplanetario: trattasi del primo libro della trilogia del momento, quella dell'Area X, frutto del lavoro del buon Jeff Vandermeer, che se amate scrivere come moi conoscerete per quell'incanto del Wonderbook. Pare essere la trilogia che dà nuova veste al new weird, la rivoluzione, il culto.
Sempre se siete appena tornati dal viaggio di cui sopra vorrete sapere di cosa si parla: si parla di quattro donne, senza nome ma identificate solo tramite il loro lavoro, che partono per una spedizione all'interno di una particolare zona degli Stati Uniti, la famigerata Area X. Pare che questa Area sia una zona particolare, in cui la natura ha ripreso il sopravvento e in cui si verificano fenomeni poco chiari. Le precedenti spedizioni sono state un fallimento, nessuno è tornato e chi lo ha fatto era meglio se ne stava dov'era. Noi affrontiamo la dodicesima, la prima ad essere composta da una squadra di sole donne.
Io sono convinta che Vandermeer abbia una mente di quelle a cui guardo con un misto di invidia marcissima e sconfinata ammirazione. Lo pensavo sfogliando il Wonderbook e lo penso avendo concluso il primo volume di questa benedetta trilogia di cui non me ne poteva fregare di meno fino a quando il web si è messo in testa che la dovevamo amare tutti.
Io sono una lettrice veloce, mangio i libri e non c'è alimento che mi sazi di più.
Eppure, queste 180 paginette mi hanno portato via un sacco di tempo. Perché all'inizio ho DETESTATO Annientamento con tutte le mie forze.
Poi ho realizzato che non era il libro ad essere il destinatario del mio odio, quanto quella viscida, algida, supponente e presuntuosa della sua protagonista.
Ho faticato a proseguire nella lettura perché tutte queste pagine sono in prima persona. Sono considerazioni personali e riflessioni di questa sublime stronzetta.
Resa assolutamente umanissima e tridimensionale dalle capacità del suo creatore, ma detestabile come poche.
Bisogna essere disposti a passarci su. Accettando che lei è così e facendosela andare bene, si passa a vedere tutto quello che c'è dietro, e quello che c'è dietro, in quanto frutto della mente di cui sopra, non poteva che essere un lavoro incredibile.
Si tratta 'semplicemente' di sana ma atroce inquietudine, quella che pervade completamente e lascia annientati, appunto.
Con quella brutta cretina di una biologa entriamo in un luogo ostile e di cui non sappiamo nulla, non sappiamo niente di quello che ci può succedere, nè del modo in cui ci può accadere. L'Area X è un mistero di quelli completi e totalizzanti: ci vai (volontariamente, per i motivi più disparati) ignorando quasi tutto di quello che la riguarda e nel giro di pochissimo tempo ti renderai conto che anche quel poco che sai è falso. Non sai niente nemmeno di chi ti circonda, chi sia o meno meritevole della fiducia che, volente o nolente, in una situazione simile sei costretto a dare. E, a loro volta, gli altri non sanno niente di te, e tu hai delle importanti limitazioni su quello che puoi o vuoi dire.
La biologa è vittima da qualsiasi punto di vista: è vittima dell'Area, che ha su di lei un'influenza che non si può controllare, è vittima della psicologa che ha il ruolo grossomodo di leader della missione, è vittima della misteriosa organizzazione che studia l'Area, è vittima delle proprie radicali e infrangibili convinzioni. Ogni passo compiuto in una certa direzione potrebbe essere l'ultimo, ogni scoperta, ogni volta che sembra di stare andando nella direzione giusta, ci si sta avvicinando invece sempre più al pericolo.
Un pericolo senza faccia, senza nome. Perché non si tratta solo di una creatura, di un mostro che, in quanto reale e singolo, si può sempre (in potenza) sconfiggere. Qui il problema è che il pericolo è ovunque e non si ha la più pallida idea di cosa sia e di cosa possa causare.
È paralizzante.
Il mio amico Jeff va letto.
Se non altro per sapere se questa volta l'amore collettivo del web è stato ben incanalato.
E per me, nonostante tutto, sì.