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Non solo libertà di parola

Creato il 15 febbraio 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Digressioni letterarie -
Non solo libertà di parola.

Non solo libertà di parolaIeri il responsabile e fondatore di un noto blog letterario ha pubblicato un articolo dal titolo “Terra bruciata attorno o cronaca di una scelta di libertà“, in cui ha denunciato il recente atteggiamento “poco liberale” di una Casa editrice nei confronti della stroncatura di una propria opera da parte di uno dei recensori del blog medesimo.
Il pezzo ha naturalmente fatto il giro del web, tra lettori, bloggers e professionisti del settore, i quali si sono espressi sull’argomento portando, ovviamente, ognuno la propria esperienza.
Il mio commento al post lo trovate qui sotto, riportato integralmente (prova ne sono alcune imperfezioni lessicali, tipiche di quando si scrive di getto).

Ciao.
Posso dire che il tuo articolo non mi stupisce?
Il mondo editoriale non è altro rispetto a ciò che è ogni comunità: è un universo costituito da persone ed ognuno porta con sé il proprio essere. L’arroganza, la prepotenza, la prevaricazione, la superbia di alcuni si scontrano fortunatamente con il rispetto, l’umiltà, la moderazione di altri.
Personalmente con alcuni editori ho avuto uno scambio costruttivo di idee su opere che non avevano ricevuto il mio plauso: ne è scaturita una riflessione intelligente, frutto certamente della percezione che ognuno ha di ciascuna opera.
Altri editori hanno optato per il disinteresse nei confronti della recensione pubblicata: scivolata in rete come “il nulla”.
Idem ovviamente per gli scrittori. Non dimenticherò mai la reazione di una scrittrice di fronte alla recensione della sua ultima opera. Preferiva la mia educata e ponderata stroncatura (in cui rivedeva molti dei suoi dubbi al momento della scrittura) ad una recensione positiva pubblicata da una giornalista, nella stessa settimana, che però l’autrice riteneva sterile e priva di consistenza. Parole che mi hanno gratificato, come quelle di un altro scrittore, diventato poi amico, che mi ha detto “La credibilità di una persona e di un blog nascono anche dalle stroncature che fanno rileggere sotto un’ottica più obiettiva e apprezzabile le recensioni positive”.
Ciò che invece mi ha turbato è l’atteggiamento di timore di alcuni lettori. Interpellati dal mio blog per la pubblicazione di una rubrica, alcuni di loro hanno manifestato il loro “timore reverenziale” e preoccupandosi del rapporto blog-case editrici e chiedendomi “Posso inviarti anche recensioni negative oppure è un problema?”. Una domanda che racchiude UN mondo.
La mia risposta racchiudeva il MIO mondo: libertà di essere e dire, obiettività, passione, forza del proprio pensiero, rispetto di sé, del lavoro delle case editrici, degli scrittori, e dei lettori che qui libri li comprano (spesso con sacrificio). Io non dimentico mai di essere in primis una lettrice e poi una blogger (fiera e libera), al servizio di opinioni affrancate dal potere di turno e coloro che ti leggono lo percepiscono.
Il senso di libertà che ti ha donato la TUA risposta, Morgan, è impagabile ed il risveglio dopo quella giornata amara sarà stato una dolce rinascita.
Un saluto.

A commento dell’articolo di cui sopra, su un altro blog ho letto un’affermazione che mi ha fatto riflettere: la blogger sostiene che non scrive recensioni negative perchè “non mi sono mai sentita in diritto di “criticare” pubblicamente un libro”.

Da qui nasce una riflessione sulla mia posizione e quella del mio blog.

Io non sono meglio o peggio di altri, questo lo sottolineo subito e con chiarezza.
Ho 36 anni -come tanti-; leggo oltre cinquanta libri l’anno -come tanti-; sono laureata in giurisprudenza con un punteggio decisamente alto -come tanti-; sono stata praticante avvocato per dieci lunghi anni -come tanti-; sono disoccupata -come tanti-; sono una figlia, una moglie, una mamma -come tante-; ho avuto un’esperienza decisamente poco idilliaca e felice con il parto -come tante-; sono (e permettetemelo senza peccare di modestia) intelligente e perspicace -come tanti-; scommetto sulla testa prima che sul corpo -come tante-; amo e disprezzo -come tanti-; rido, sorrido e piango disperatamente -come tanti-.
Potrei continuare la lista e vi rivelerei una persona comune, ma uguale a se stessa, unica nel suo essere -come lo è ogni individuo-.
Nel mio blog mi permetto il lusso e la libertà di dire, con chiarezza, onestà, educazione e obiettività, ciò che i libri, gli scrittori e le loro storie mi trasmettono o no.
Non mi investo di nessuna presunzione nel momento in cui scrivo una recensione (positiva o negativa che sia), non voglio dare insegnamenti e non voglio che le mie affermazioni sui libri siano un ipse dixit. Tutto ciò che pubblico è un punto di vista, quello di una lettrice, una persona pensante che ha emozioni, sensazioni, positive e negative, e non ha mai avuto l’intenzione di reprimerle.
Non mi arrogo alcun diritto, nè quello di promuovere nè tantomeno quello di stroncare. Ogni giorno mi gratifica il fatto di essere libera di esprimermi, di essere libera di non subire censura, di essere libera di parlare laddove in altri Paesi del mondo i bloggers sono prigionieri civili di un regime oscurantista e dittatoriale, rinchiusi nei loro bunker in cui combattono quotidianamente per la libertà di espressione e di comunicazione.
Il nostro Paese, per quante negatività porti con sé, è ancora un Paese libero, in cui qualunque individuo può, nell’identico momento in cui lo decide, aprire un proprio blog gratuitamente e altrettanto gratuitamente cominciare a pubblicare al mondo il proprio esistere, le proprie opinioni.
Non sono una perbenista, nè una buonista (e coloro che mi conoscono di persona lo sanno). Sono forse una sognatrice, sicuramente sono una lottatrice che crede in ciò che i padri hanno lasciato e continueranno a lasciare ai figli: il bene più prezioso, la propria individualità.
Per qualcuno ciò che affermo sarà “la fiera dell’ovvio”, ma non me ne preoccupo affatto: nella lotta per la libertà di espressione la storia conta i morti, le cicatrici, ed io dovrei scegliere di dire il “bene” e non parlare del “male”? Non sarei io, credetemi.
Rispetto le scelte che non sono le mie, pur non condividendole, ma resto concretamente ancorata al mio essere.
Non giudico, né in bene né in male, alcun libro o scrittore: i giudizi li ho sempre respinti con fermezza. Più correttamente, disquisisco di libri, non mi nascondo dietro l’opinione di nessuno, dico ciò che penso e, devo ammetterlo, non mi è mai stato chiesto il contrario (esplicitamente o velatamente). I giudizi si danno in altre sedi, su questo blog compaiono riflessioni ed in quanto tali opinabili da chiunque, con educazione e rispetto: questo è il fulcro, per me, della parola pubblicare.
Ci sono e ci saranno sempre scrittori, case editrici, lettori che dissentono da ciò che decido di pubblicare, ma nessuno metta il bavaglio a nessuno. Le cosiddette stroncature non fanno certamente piacere nè agli editori nè all’autore, ma è bene che di queste (se obiettive e costruttive) se ne prenda pacificamente atto.
E’ un dovere da parte degli addetti ai lavori confrontarsi con i lettori, con le redazioni e con i bloggers (che tanto sono temuti, diciamocelo chiaramente, in quanto pienamente liberi di pubblicare ciò che vogliono). Io sono una lettrice prima che una blogger e, per esperienza, so che i lettori cercano e vogliono il confronto per essere liberi di scegliere e per arricchirsi, consapevoli che ogni opinione è soggettiva e ciò che è stato gradito da me non è detto che lo sia anche da ciascuno di quelli che mi legge.
I lettori di questo blog, e non solo, sono pienamente consapevoli di questo confronto e maturi in tal senso, alcune case editrici (più che gli autori) invece hanno la tendenza ad omologare i lettori. Si dimenticano a volte che ogni lettore è una mente libera e pensante, che può condividere ciò che un blogger o un giornalista sostiene, ma che rimane fortunatamente una coscienza indipendente e sovrana di se stessa.


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