Magazine Psicologia

Non sono distratto sto solo imparando!

Da Simonetta Frongia
Non sono distratto sto solo imparando!
Molti genitori vorrebbero i loro bambini sempre concentrati; al contrario, la scienza ha dimostrato che proprio la distrazione favorisce la creatività del cervello.

«È distratto, non sta mai attento a quello che gli dico. In classe, al momento di consegnare la verifica, non è pronto perché per la metà del tempo ha guardato fuori dalla finestra. Cosa c'è che non va in lui?». Niente. In realtà, si sta comportando esattamente come un bambino deve fare.
I bambini sono meno abili di noi nello svolgere operazioni che richiedono attenzione e coordinamento. Il motivo è legato al fatto che  il loro cervello è caratterizzato da una quantità di connessioni neuronali maggiore rispetto a un cervello adulto. Condizione che fa sì che i bambini siano immersi in una sorta di "ipercoscienza", una sorta di luce che illumina allo stesso modo sfondo e figure centrali. I bambini piccoli hanno bisogno di osservare tutto per poter capire tutto, hanno bisogno di apprendere più cose simultaneamente; non sono programmati per focalizzarsi su un unico aspetto. Per quanto incredibile, per loro è più facile apprendere due lingue contemporaneamente che allacciarsi le scarpe e, questo contraddice tutti coloro che sono contro l'insegnamento della seconda lingua in età precoce!
Non bisogna stupirsi se i bambini sono o sembrano perennemente distratti, se non reagiscono agli inviti all'attenzione dei genitori, se in classe gli insegnanti devono continuamente richiamarli.L'essere o l'apparire distratti è il modo che hanno i bambini di "apprendere" dal modo. La loro mente è attiva e la curiosità è la molla che li spinge in quest'esperienza, il loro è un pensiero "divergente" e ogni idea, cosa od esperienza viene analizzata da più punti di vista, la loro è una mente elastica, "assorbente" come direbbe la Montessori.
Per comprendere meglio questo concetto, bisogna tener conto del fatto che nel giro di pochi anni, a partire dalla nascita, i bambini imparano un'infinità di cose: a parlare e a camminare, a intessere relazioni e a manovrare oggetti e meccanismi sempre più complessi. Come ci riescono? Fino a pochi decenni fa si riteneva che il cervello dei bambini fosse semplicemente meno sviluppato di quello degli adulti, con capacità molto limitate che aumentavano gradualmente con la crescita. Questa era l'idea del cosidetto "adulto in miniatura", idea che non aveva nessun fondamento scientifico e, per fortuna recenti ricerche neurobiologiche e psicologiche presentano un quadro ben diverso della faccenda: i bambini, in un certo senso, sono più intelligenti di noi adulti, infatti il loro cervello è una sorta di macchina potentissima, paragonabile a un computer di eccezionale complessità. La neurobiologia, mediante tecniche che permettono di "osservare" l'attività cerebrale, ha stabilito infatti che il loro cervello risulta incredibilmente "indaffarato", molto più attivo e flessibile rispetto al nostro.Ricordiamo infatti che rispetto al cervello del bambino quello adulto ad un certo punto si "cristallizza", ossia le connessioni neuronali sono molto inferiori rispetto a quelle di un soggetto giovane, inoltre a questa fissità del pensiero contribuiscono anche le esperienze, l'educazione e la cultura.
I bambini,quindi, non sono distratti, hanno semplicemente il cervello impegnato: sta creando connessioni cerebrali, sinapsi, a un ritmo frenetico, il che lo porterà ad avere, intorno ai tre anni, un numero di collegamenti neuronali molto più elevato rispetto a quello degli adulti, necessario per comprendere più rapidamente la realtà che lo circonda. Il bambino deve infatti "costruire" in fretta una conoscenza del mondo che gli permetta di adattarvisi e sopravvivere. Deve capire al volo le regole di funzionamento del linguaggio a partire dalle parole che sente pronunciare dagli adulti ed elaborare una visione del mondo fisico sulla base dell'osservazione di persone e oggetti e, successivamente, compiendo "esperimenti", cioè toccando, trascinando, spingendo, lanciando quello che ha a portata di mano e studiando le conseguenze delle sue azioni.
Col tempo, a partire dai 9-10 anni, le connessioni neuronali dei bambini cominceranno a diminuire, fino ad assestarsi (intorno ai 18 anni) sul numero di collegamenti cerebrali che caratterizza il cervello degli adulti. Questa potrà sembrare una perdita, alla luce di quanto si è detto fin qui, ma in realtà è un processo necessario che permette al cervello di specializzarsi, di mantenere solo le connessioni cerebrali che l'esperienza ha dimostrato essere utili e di "sintonizzarsi" perfettamente con l'ambiente in cui vive. I genitori possono quindi tranquillizzarsi: i loro figli non saranno perennemente distratti. Nella fase della crescita a bambini e ragazzi deve essere lasciata la possibilità di sviluppare idee e abilità in autonomia. In seguito troveranno da soli la via dell'attenzione, e saranno tanto più capaci di risolvere le difficoltà e di esprimere i loro talenti, quanto più saranno stati lasciati  liberi nelle loro esplorazioni del mondo.
Per questo post ho preso spunto dal link sottostante: http://www.riza.it/genitori-e-figli/crescita-e-sviluppo_il-tuo-bambino--distratto-tutto-ok__QQidcZ49QQidaZ741

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